Riforma pensioni 2013, Giovannini: prestito dell’Inps a chi lascia prima

Redazione 28/08/13
Ora che, pare, il governo potrà andare avanti sul suo cammino di riforme – quantomeno tentate – torna a parlare il ministro del Lavoro Enrico Giovannini, evidentemente rincuorato dall’accordo imminente sull’Imu che consentirà di proseguire i lavori almeno fino alla metà di settembre.

Nelle settimane scorse, si erano fatte strada svariate ipotesi: da una parte, le iniziative parlamentari, arenate nel maxiperiodo di ferie di cui senatori e deputati godranno fino alla prossima settimana, dall’altra le proposte mai concretizzate del governo.

Tra tutte le possibili riforme discusse o messe nero su bianco, ma mai realizzate, la più accreditata era senza dubbio quella che ha come primo firmatario l’ex titolare del Lavoro Cesare Damiano, in quota Pd, che proponeva di rivedere le uscite dal lavoro dopo le ristrettezze portate da Elsa Fornero. 

Così, per un periodo abbastanza lungo, si è parlato con insistenza di anticipare l’addio al posto di lavoro già a 62 anni, ma con la possibilità di restare in attività fino a 70. In mezzo, l’età pensionabile secondo la riforma, che avrebbe assicurato un bonus del 2% per ogni anno in più lavorato e una riduzione analoga in assegno per ogni annualità risparmiata.

Dopo la catena i decreti approvati a ridosso di ferragosto, però, si è insinuata la possibilità che questo ritocco alla legge Fornero potesse risultare troppo costoso per lo Stato, di modo che hanno iniziato a farsi strada idee più soft per intervenire sulle pensioni. Quindi, era stato lo stesso ministro Giovannini a smorzare gli entusiasmi: nessuna controriforma in vista, solo qualche piccolo aggiustamento per aumentare la platea di esodati ancora scoperti e, insieme, rivedere verso l’alto le tante pensioni minime al di sotto delle soglie di sussistenza.

Ora, però, è lo stesso successore di Elsa Fornero a tornare sul tema pensioni, con un’intervista al Sole 24 Ore che ricalca il momento difficile del welfare italiano, ribadendo come proprio il settore della previdenza sia la priorità assoluta per i prossimi impegni governativi.

Così, ora prende quota un’altra tesi: quella del prestito per l’uscita in anticipo. In sostanza, ha spiegato il ministro, per chi decidesse di lasciare il posto di lavoro due o tre anni prima della normale scadenza, sarebbe previsto un incentivo statale che, dal momento della maturazione dei requisiti in avanti, verrebbe restituito dagli stessi contribuenti, ovviamente a decurtazione dell’assegno mensile tanto faticosamente coltivato negli anni di carriera.

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