Secondo l’agenda fissata dai due esponenti del governo che dovrebbero dare vita alla nuova legge sul ritiro dal lavoro, infatti, alla ripresa dopo le ferie dell’attività parlamentare dovrebbe corrispondere l’avvio dei lavori sulla revisione alla normativa vigente, che ha irrigidito in maniera inaudita i criteri di accesso, generando, oltretutto, il dramma degli esodati, oltre 300mila lavoratori a fine carriera abbandonati dallo Stato per mancanza dei criteri di accesso al trattamento.
Ma ora, c’è il caso Ablyazov a tenere banco: improvvisamente, la questione della moglie e della figlia di un esule kazako dissidente, rimpatriate secondo circostanze ancora tutte da chiarire, ha messo in scacco il governo e, in particolare il ministro dell’interno Angelino Alfano.
Se, come sembra, il Viminale dovrà in qualche modo confermare il proprio coinvolgimento nella vicenda, non è escluso che a saltare possa essere proprio la testa di Alfano. Si tratterebbe di un vero e proprio tsunami per l’esecutivo delle larghe intese, che si troverebbe a perdere il proprio ministro dell’Interno e vicepresidente del consiglio, pilastro dell’alleanza a sostegno di Letta.
Un simile contraccolpo potrebbe favorire la disgregazione della maggioranza stessa e la caduta del governo, lasciando in sospeso le questioni rinviate, come Imu e aumento Iva, ma soprattutto il welfare, grande assente di questo primo scorcio di legislatura. Uno scenario che, se non dovesse realizzarsi con l’affaire kazako, potrebbe ripresentarsi al 30 luglio, quando è in programma l’udienza della Cassazione per il processo Mediaset, in cui Silvio Berlusconi è già stato condannato nei primi due gradi di giudizio.
Mentre altri 200mila esodati attendono la copertura da nuovi provvedimenti governativi, del resto, alla Camera è sul tavolo, in attesa, la proposta Damiano per rivedere le pensioni, che prevederebbe un ritorno della flessibilità, con tanto di incentivo per chi decide di restare al proprio posto fino a 70 anni e analogo minus per chi sceglie l’uscita a 62 anni invece che a 66.
Il piano è stato implicitamente confermato dal ministro Giovannini stesso, quando ha annunciato la riforma per il prossimo settembre, così come per gli esodati, ai quali è dedicata una serie di ben otto proposte pervenute alle Commissioni parlamentari per un ulteriore allargamento della platea dei salvaguardati. Ma ora, l’Alfanogate e l’imminente appuntamento alla Corte suprema del Cavaliere, potrebbero gettare tutto alle ortiche, lasciando migliaia e migliaia di cittadini ni balia di un sistema sempre più rigido.
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