Nel pomeriggio, infatti, con il testo già sottoposto al dibattito dell’aula di Montecitorio, ma in attesa del benestare della commissione Bilancio, si sono vissute ore di panico in seguito all’intervento dei ragionieri dello Stato, e in particolare del Ministero dell’Economia, che hanno espresso serie perplessità su alcuni capitoli della riforma PA.
QUI IL TESTO OGGI AL VOTO DI FIDUCIA
In particolare, a finire sotto la lente dei severi calcolatori ministeriali, tre punti del testo letteralmente vivisezionato nelle ultime settimane, ostaggio, fino a ieri, di oltre mille emendamenti:
_le coperture necessarie ad attivare le novità in fatto di mobilità dei dipendenti statali
_le risorse sufficienti per completare l’attuazione del processo civile telematico
_il numero effettivo dei Quota 96
Insomma, le riserve espresse dai tecnici governativi, andavano a toccare alcune delle corde più importanti del provvedimento in esame alla Camera, e, in particolare, quella sui Quota 96 ha rischiato di innescare un terremoto politico, dal momento che lo stesso presidente della Commissione Bilancio, Francesco Boccia, si era chiaramente espresso, nei giorni scorsi, a favore di questa misura, con tanto di rassicurazioni sulle coperture finanziarie.
Ecco perché, malgrado il passaggio obbligato sotto l’occhio indagatore dei ragionieri statali, non ci si attendeva un muro contro muro in commissione. E invece, alla fine, la corda è stata tirata talmente tanto da rischiare il clamoroso strappo, al punto che, questa mattina, arriva in aula un provvedimento blindatissimo con il voto di fiducia al governo, sul quale, però, l’esecutivo non ha apposto a cuor leggero il proprio bollino di approvazione, dopo gli interrogativi emersi nella valutazione delle coperture finanziarie. Anzi, per sbloccare l’impasse, si sono pretese alcune modifiche in extremis che, però, non andranno a intaccare la ripartizione delle risorse, in particolare quelle destinate alle pensioni.
Proprio la salvaguardia per i Quota 96 è stata oggetto del braccio di ferro in commissione tra esponenti della maggioranza, senza ottenere, da principio, l’ok del governo sui fondi, il che lascia tuttora l’intervento in balia di un’incertezza di fondo, a questo punto ritenuta alle spalle. Invece, i 4mila destinatari della pensione per riparare all’errore della legge Fornero, sono destinati a soffrire fino all’ultimo, aspettando di godere di un diritto appeso ai risultati di bilancio.
La portavoce dei 5 Stelle Maria Marzana, che ha seguito l’evolversi della vicenda sin dalle prime battute parlamentari nei mesi scorsi, ha comunque espresso soddisfazione: ” Per una volta il Parlamento afferma la sua centralità nella nostra Repubblica e non subisce le decisioni del Governo”.
La votazione alla Camera inizierà in serata.
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