Tra le novità meno attese, però, figura anche la modifica di una consuetudine che da decenni accompagna i momenti immediatamente successivi a un episodio grave, un problema di salute improvviso, un atto di violenza, un furto o un reato: con la nuova legge, infatti, cambia anche il numero per le emergenze.
Il provvedimento infatti definisce come numero unico per le emergenze il 112, mandando dunque in pensione il 118 attualmente utilizzato per la chiamata alle autoambulanze, il 115 a cui rispondono i Vigili del Fuoco e il 113 della Polizia. D’ora in avanti, dunque, resterà valido solo il 112 per entrare in contatto con personale sanitario, pompieri, carabinieri e poliziotti.
Dall’elenco, ovviamente, manca il Corpo Forestale dello Stato, il quale, sempre a norma della riforma appena tradotta in legge, dovrebbe scomparire, finendo per confluire all’interno dell’Arma dei Carabinieri – con possibile deviazione per le aree inerenti gli incendi boschivi ai Vigili del Fuoco.
La decisione di accorpare i numeri delle emergenze, dunque, va nella stessa direzione, quella cioè di ridurre la quantità di enti, processi e procedure relative agli apparati dello Stato. Così come, infatti, le forze di polizie verranno ridotte da cinque a quattro secondo gli auspici espressi dal presidente del Consiglio, nel processo di razionalizzazione finiscono anche i numeri di chiamata alle emergenze a cui i cittadini devono fare riferimento in caso di necessità. Non si tratta, però, solo di una decisione autonoma del governo, ma della ratifica di un documento approvato dal Consiglio delle comunità europee addirittura nel 1991, cioè 24 anni fa.
L’abbandono dei numeri di emergenza in favore del 112 partirà inizialmente da Roma – che va incontro all’anno straordinario di Giubileo – per poi estendersi a tutto il Lazio oltre che alla Lombardia. Una volta conclusa la sperimentazione, poi, l’unificazione del servizio riguarderà tutto il Paese.
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