Riforma PA 2014, il testo aggiornato con gli ultimi emendamenti

Redazione 24/07/14
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Mentre non si è ancora concluso l’esame dei quasi duemila emendamenti alla riforma della Pubblica amministrazione, viene diffuso lo “stato dell’arte” del decreto 90, quello in cui, appunto, si trovano le modifiche all’assetto degli apparati statali e locali.

Si tratta di un testo non definitivo, aggiornato alla seduta del 23 luglio, ma che inizia a prendere forma, in direzione della versione finale che approderà alla Camera dei deputati nei prossimi giorni.

Confermatissimo il nucleo centrale della riforma, con il turnover negli enti e nei corpi di sicurezza. In proposito, vengono consentite nuove immissioni tra i Vigili del Fuoco e nella Polizia, per consentire alla regolarizzazione di precari, discontinui e vincitori di concorsi ancora in attesa di assunzione. Nei giorni scorsi, il ministro Madia in persona ha fatto riferimento a 4000 ingressi.

Sulla mobilità, trova conferma la possibilità di spostare i dipendenti degli enti pubblici entro un raggio di 50 chilometri: dunque, salta definitivamente l’ipotesi di considerare i 100 chilometri come massima distanza tra la sede di lavoro precedente e quella nuova.

Viene stabilito anche il divieto assoluto di affidare incarichi dirigenziali nell’ambito della pubblica amministrazione a soggetti in pensione.

Sul fronte anticorruzione, confermato il passaggio di consegne tra l’Autorità per la vigilanza nei contratti pubblici – che viene soppressa – e l’Anac, authority contro le malversazioni di denaro pubblico guidata dal pm Raffaele Cantone, tra le cui prerogative figurano anche la possibilità di intervenire presso i prefetti con possibilità di subentro nella gestione del contratto in essere.

All’articolo 18, poi, la conferma che il comma 1, quello che prevedeva l’abolizione delle sezioni distaccate dei Tribunali amministrativi regionali, verrà soppresso. Al suo posto, una nuova disposizione che rinvia al primo luglio 2015 la chiusura degli uffici in quei centri che non siano anche sedi di Corte d’Appello.
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