Il ticket licenziamento, insieme al contributo mensile verrà impiegato per pagare il sostegno al reddito per i lavoratori che rimangono senza una occupazione. L’idea di fondo parte dal presupposto di creare una socializzazione dei costi quando un’impresa si trova costretta a dover ridimensionare gli organici. Va sottolineato, tuttavia, che sarebbe importante, visto il sacrificio richiesto alle imprese, creare un sistema di replacement efficiente che abbia la capacità sul lungo periodo di alleggerire questa pressione fiscale.
L’assenza di politiche formative per fornire una nuova chance ai lavoratori che rimangono senza lavoro fa la differenza tra il sistema italiano e quello dei Paesi europei più avanzati. Al momento dei progressi sono stati fatti in questo ambito, ad esempio legando il beneficio dei supporti economici a chi è rimasto disoccupato all’accettazione di continuare a temporeggiare. La riforma delle pensioni, con lo spostamento in avanti dei limiti di età per il raggiungimento del riposo, e il mercato del lavoro in costante e rapida evoluzione obbligano a realizzare progetti innovativi e coraggiosi, in maniera tale che le persone, più o meno giovani, abbiano la possibilità – con la formazione e l’aggiornamento – di trovare una nuova sistemazione.
E’ necessario che i fondi delle imprese abbiano una destinazione trasparente: è un dovere nei confronti delle aziende che si ritrovano quotidianamente a confrontarsi con la variabile del costo del lavoro e nei confronti dei lavoratori che hanno la necessità di rimettersi in gioco , articolando così nuovamente le vecchie competenze. Se questa non dovesse essere la strada, il ticket sui licenziamenti si tradurrebbe in una tassa cieca e quindi fortemente ingiusta.
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