Secondo la proposta sarebbero abolite le Province con meno di 400mila abitanti e un’estensione inferiore a 3500 chilometri quadrati.
Il testo lascia comunque alle Regioni il potere di stabilire i confini delle nuove province e stabilisce che i consigli provinciali sono eletti dai consiglieri dei Comuni che compongono ciascuna provincia.
La proposta di modifica costituzionale è composta di soli due articoli e sostituirebbe l’articolo 133 della Costituzione.
Il testo prevede che “l’istituzione e la soppressione delle province nell’ambito di una regione e il mutamento delle loro circoscrizioni sono stabiliti con legge regionale, sentiti i comuni interessati, senza oneri per lo Stato. Non possono essere istituite province con popolazione inferiore a 400 mila abitanti e/o con territorio inferiore a 3.500 chilometri quadrati”. “I consigli provinciali – stabilisce – sono eletti dai componenti dei consigli comunali dei Comuni del relativo territorio, secondo criteri stabiliti dalla legge dello Stato”.
Il testo dispone inoltre l’istituzione con legge regionale delle città metropolitane, che esercitano “le funzioni della vincia”, “in territori con popolazione superiore a un milione di abitanti”. La Regione ha anche il potere di istituire nuovi comuni e modificarne circoscrizioni e denominazioni. Infine, l’articolo 2 della proposta di legge prevede che le Regioni provvedano ad adeguare le proprie province secondo i criteri stabiliti dalla riforma, entro 6 mesi dalla sua entrata in vigore. Se la Regione non provvedesse, sarebbe lo Stato a intervenire.
La “proposta Bruno” dovrebbe far sintesi di tutte le proposte oggi in discussione. Il cosiddetto “comitato ristretto” della commissione ha avviato ieri l’esame del testo, che proseguirà nei prossimi giorni.
Ma occorre riepilogare quanto sta accadendo all’interno della Commissione.
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