Fanno gran cassa, a loro volta, da ieri tutti i commentatori politici ed economici, sia quelli appartenenti alla carta stampata che dei canali tv nazionali, che animatamente si affannano sulla qualità e portata delle intenzioni del Premier e su quanto queste, una volta realizzate, incideranno sullo sviluppo del Paese ed in particolar modo della crescita dei consumi, da sempre volano dell’economia nazionale, a cui sembra che il bonus di 80 Euro abbiano fatto solo il solletico.
Ma come si sa, purtroppo, abbagliati dal proclama propagandistico, nessuno ha ancora ha fatto un’autentica analisi giuridica ed economica su quanto di vero vi può essere nel contenuto del mantra renziano di queste ore, ma soprattutto di quanto di corretto e trasparente vi sia nelle sue intenzioni di Presidente del Consiglio dei Ministri, che a forza di decreti e fiducia potrebbe portare il Paese in una o in un’altra direzione.
Gli euforici titoli giornalistici sono per la maggiore parte del seguente tipo: “Renzi: Pd non è più partito delle tasse: nel 2016 via tassa sulla prima casa, poi intervento su scaglioni Irpef”, “Renzi: “Dal 2016 via tassa prima casa, riduzione fisco mai vista”, “Renzi alla minoranza Pd: “Riforme per abbassare le tasse”. Il nuovo mantra per le amministrative 2016”, etc. .
Ma non solo da cittadini comuni, ma anche da giuristi, per capire meglio se ci si trova davanti ad una mancanza di rispetto istituzionale del Presidente del Consiglio dei Ministri per l’intelligenza di un qualsiasi cittadino italiano, che ogni mattina riesce ancora a leggere e capire il contenuto di una qualsiasi pagina di un qualsiasi giornale, basta verificare grammaticalmente quello che lo stesso afferma ormai come una litania e cioè il mantra ipnotico e propagandistico, e di seguito si capirà meglio il perchè, : “Via l’IMU sulla prima casa!”.
Chi oggi paga le tasse regolarmente sa perfettamente che dall’anno fiscale 2014 le abitazioni, per legge, definite principali e appartenenti alle categorie catastali A/2, A/3, A/4, A/5, A/6, A/7, sono esenti dal pagamento dell’IMU.
Infatti, la Legge 147/2013 c. 707 (la finanziaria per il 2014) recita: “L’imposta municipale propria non si applica al possesso dell’abitazione principale e delle pertinenze della stessa, ad eccezione di quelle classificate nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9, per le quali continuano ad applicarsi l’aliquota di cui al comma 7 e la detrazione di cui al comma 10”.
Appare evidente che dunque, ad oggi, le uniche abitazioni principali che rientrano nella tassazione IMU sono quelle appartenenti alle categorie catastali A/1, A/8 e A/9 e cioè quelle abitazioni di alta fascia sociale e cioè di tipo signorile, ville, castelli, palazzi di eminenti pregi artistici o storici, insomma quelle di persone facoltose che si possono permettere anche il lusso di pagare le tasse.
Per queste abitazioni principali è altresì riconosciuta anche un’inopportuna detrazione di Euro 200,00, inopportuna perchè chi ha un castello o una villa a che titolo necessità di una così esigua detrazione, e ciò avviene grazie al comma 10 del DL 201/2011 che regolamenta la detrazione per le abitazioni principali sostituito nel comma 7 dell’art. 1 della Legge n. 147/2013 (leggasi Governo Letta):
“d) il comma 10 e’ sostituito dal seguente: «10. Dall’imposta dovuta per l’unita’ immobiliare adibita ad abitazione principale del soggetto passivo e classificata nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9 nonche’ per le relative pertinenze, si detraggono, fino a concorrenza del suo ammontare, euro 200 rapportati al periodo dell’anno durante il quale si protrae tale destinazione; se l’unita’ immobiliare e’ adibita ad abitazione principale da piu’ soggetti passivi, la detrazione spetta a ciascuno di essi proporzionalmente alla quota per la quale la destinazione medesima si verifica. I comuni possono disporre l’elevazione dell’importo della detrazione, fino a concorrenza dell’imposta dovuta, nel rispetto dell’equilibrio di bilancio.”, mentre sempre dal 2014 non è più riconosciuta ai fini IMU la detrazione di Euro 50,00 per i figli di età inferiore a 26 anni.
A rendere ancora più rancoroso sotto il profilo sociale, se già questo non bastava, è stato previsto che alle abitazioni principali soggette a IMU, e alle relative pertinenze, è ancora possibile applicare un’aliquota ridotta dello 0,4%, aliquota che i comuni possono modificare, in aumento o in diminuzione, sino a 0,2 punti percentuali e qui ci sarebbe capziosamente anche da chiedersi chi governa o governerà i rispettivi comuni che abbasseranno o innalzeranno, dove già non l’abbiano fatto, l’aliquota IMU. Ma queste sono elucubrazioni di ordine spiccatamente politico, ma da cui non si può prescindere in ogni caso.
Pertanto, detto questo, che cosa se ne deduce?
Se ne deduce che le pinocchiate di Pinocchio avevano il naso lungo, quelle del Premier hanno invece le gambe corte, peraltro pinocchiate mal consigliate e mediaticamente e giuridicamente mal poste, perché è chiaro a tutti che l’ulteriore e residuale abbattimento dell’IMU su quelle abitazioni classificate nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9, non sarebbe altro che un ulteriore favore a quelle classi agiate della società tra cui, in una situazione di conflitto d’interesse ciclopica, potrebbe rientrare anche lui stesso, come anche la maggior parte di suoi collaboratoti e fedelissimi, che non sembrano, a prima vista, titolari di abitazioni di categoria catastale A/2, A/3, A/4, A/5, A/6, A/7 !
Per concludere, sotto il profilo economico nazionale, sarebbe anche da valutare anche che tipo di gettito verrebbe ad essere così gestito, se si tiene conto che la maggioranza del patrimonio immobiliare nazionale, da cui si ha il maggior gettito fiscale per le casse dello Stato, rientra nelle più comuni categorie A/2, A/3, A/4, A/5, A/6, A/7!
Renzi, dunque, c’è o ci fa? Perchè se la legge prevede determinate imposizioni fiscali e altrettanti esenzioni, come fa il premier a disconoscerle facendo, dolosamente o colposamente, di questo disconoscimento il cavallo di battaglia della prossima campagna elettorale?
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