Cosa è successo di così eclatante da convincere il premier ad ammettere senza mezzi termini di aver sbagliato una valutazione nei provvedimenti di fine anno?
Molto semplicemente, come moltissimi giovani professionisti, artigiani, commercianti e titolari di partite Iva in genere sapranno, dal primo gennaio è entrato in vigore un nuovo regime fiscale per tutti coloro che lavorano in proprio e, fino allo scorso anno, avrebbero potuto tenersi in regola a condizioni agevolate.
Si tratta dell’arcinoto regime dei minimi, o forfetario, in generale definito agevolato, che riguarda migliaia e migliaia di liberi professionisti e attività economiche nel nostro Paese. Ora, con il nuovo regolamento fiscale, però, potrebbe essere arrivato un colpo di grazia a una categoria che, per sua natura, non usufruisce di diritti come la maternità, le ferie pagate, la possibilità di prendersi aspettative e di assentarsi dal posto di lavoro per lunghi periodi. Per non parlare, poi, dei famosi 80 euro, di cui le partite Iva non hanno visto neanche l’ombra.
Ora, dunque, sarebbe definitivamente venuta meno anche la convenienza di aprire una partita Iva per chi rientrasse entro certi limiti.
Cosa è cambiato
In generale, possiamo riconoscere come l’aumento più significativo della tassazione portato dal nuovo regime dei minimi ha comportato un balzo dal 5% al 15% del prelievo sulle attività che rientrino entro questo particolare canone tributario.
Tra le novità, tutte scritte nel maxiemendamento della legge di stabilità 2015 che fu presentato a notte fonda al Senato, poiché il Parlamento avrebbe dovuto licenziarlo in fretta prima di Natale, anche la modifica dei limiti di fatturato entro i quali è consentito usufruire del regime – non più tanto – agevolato
QUI TUTTE LE INFORMAZIONI SUL REGIME DEI MINIMI 2015 IN VIGORE
Cosa succederà adesso
Ammettendo il proprio errore, che ha mandato su tutte le furie tantissimi aspiranti lavoratori autonomi, con un incredibile record di aperture di partite Iva nello scorso mese di novembre, quando si era capito che l’aria sarebbe stata quella di un incremento di non poco conto, Renzi ha anche azzardato qualche ipotesi di correzione.
Anche il ministro del Lavoro Poletti ha confermato alla Camera che gli effetti sono esattamente gli opposti rispetto a quelli che il governo avrebbe voluto. Possibile, allora, che venga adottato già nel primo Consiglio dei ministri un testo di correzione, da riportare indietro le lancette del regime agevolato. Tra le misure allo studio, anche un ritorno a limiti di reddito più alti, per consentire a maggiori lavoratori in proprio di avvalersi del forfait fiscale.
Possibile, poi, che l’aliquota scenda fino al 12% o, nell’ipotesi più ottimistica, anche al 10%. Allo stato attuale, però, rimane il clamoroso autogol, che ha inimicato ancora di più il governo al popolo degli autonomi.
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