Attesa e fibrillazione da parte dei lavoratori più attempati, che sono ancora in servizio a seguito del cambio improvviso di requisiti e di criteri per il calcolo dei contributi.
Dopo l’entrata in vigore della legge salva Italia, infatti, il sistema previdenziale ha subito una cura shock che continua ancora oggi, e ha generato centinaia di migliaia di esodati e di mancati pensionamenti a cittadini che ne avevano maturato il diritto.
Ora, tutti coloro che si sono trovati in obbligo di nuovi anni di lavoro a ridosso dall’addio agli anni in ufficio, o in fabbrica, o nella propria attività, attendono solo il momento della vendetta contro il tanto criticato ex ministro, reo di aver cambiato i connotati del welfare.
Lo si ricorderà: l’Italia era nella morsa dello spread e il governo Monti fu chiamato, con la regia dell’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, a misure anche impopolari per far rientrare i conti pubblici nei ranghi, con il rischio default mai così vicino.
Giornali, associazioni di categoria, partiti politici e perfino sindacati non si opposero alle dure ricette del professor Monti e dei suoi ministri tecnici. Celebre il grido “Fate presto” che campeggiava sulle colonne dei maggiori quotidiani.
Uno stato di assoluta emergenza dove il prezzo più alto venne pagato proprio dai pensionati, sia coloro che già percepivano l’assegno che quanti stavano per maturare i requisiti minimi e lasciare definitivamente il posto di lavoro.
Improvvisamente, la riforma Fornero cambiava in maniera profonda le direttive sia per il calcolo degli assegni che gli stessi requisiti minimi per entrare nel sistema previdenziale. Ancora oggi, gli effetti sono molto evidenti, con sempre meno turnover nel mercato del lavoro ma i costi dell’Inps che si mantengono stabili.
Ora, la Corte costituzionale dovrà pronunciarsi sull’ammissibilità del quesito, dopo le 500mila firme raccolte dai banchi della Lega Nord, che ha fatto della lotta alla legge Fornero una propria battaglia. Ancora poche ore e scopriremo la verità: intanto, la speranza di riportare indietro di tre anni le lancette del welfare rimane accesa.
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