Così, resta da vedere quale sarà la via prescelta dalle Entrate per modificare lo strumento di analisi e misurazione tra dichiarazione dei redditi e spese sostenute nello stesso periodo di imposizione fiscale. Se si sceglierà la strada legislativa, con un decreto correttivo o qualche provvedimento più a lungo termine, i tempi finirebbero per dilatarsi nuovamente per il via ufficiale all’esame dei 35mila casi sospetti rilevati dal fisco (anno 2010, redditi 2009).
Come noto, infatti, il redditometro altro non è che il congegno ideato da governo e Agenzia delle Entrate per rilevare gli scostamenti più vistosi tra reddito ufficialmente presentato all’erario e tenore di vita. Tutto ciò, in base alle certificazioni delle spese sostenute, come scontrini o ricevute, insieme al patrimonio immobiliare e ad eventuali investimenti mobili, immobili o finanziari effettuati. Insomma, c’è dentro di tutto e proprio per questa ragione il parere del Garante della Privacy uscito ieri era molto atteso e, visto il tono con cui si è rivolto al fisco, potenzialmente in grado di frenare, ancora una volta, l’entrata in vigore definitiva del redditometro.
In procinto di avviare i controlli dal maggio 2010, quando venne presentato con un decreto poi puntualmente convertito, il redditometro suddivide i contribuenti in undici fasce rispetto al nucleo famigliare, a seconda del numero dei componenti, dell’età dei genitori e di quella dei figli.
Questi dati serviranno poi come parametri da commisurare a oltre 100 voci di spesa, anch’esse ripartite per sette categorie merceologiche, che passano dai mezzi di trasporto all’abitazione, dai contributi previdenziali alle attività sportive, dagli investimenti a tutti gli altri oneri di spesa che il fisco è in grado di verificare.
A questo proposito, e dato l’altissimo potenziale di intrusività del redditometro, il Garante per la Privacy ha messo in guardia le Entrate di svolgere i propri controlli solo in base a spese certe e di rifuggire dalle medie Istat per evidenziare eventuali casi di eccesso, che vadano oltre il 20% tra dichiarato e spese sostenute, così come previsto dalla legge sul redditometro.
Così, di fronte a queste raccomandazioni, resta da capire come procederanno le Entrate: se il redditometro necessiterà di una nuova messa a punto, allora i tempi di allungheranno nuovamente, ma se le Entrate opteranno per i controlli promettendo di rispettare le indicazioni sulla Privacy, allora lo strumento anti evasione potrebbe vedere la luce, seppure in fase sperimentale.
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