L’inserimento del codice fiscale in un atto registrato permette all’amministrazione di verificare l’esistenza di un negozio giuridico compiuto dal contribuente. L’ipotesi più diffusa è rappresentata dall’acquisto di un immobile: nel cassetto fiscale di ogni soggetto coinvolto compare il prezzo stabilito, l’eventuale mutuo ottenuto, con che istituto di credito e la durata. La stessa cosa vale per tutto quanto è regolato tra le parti con un contratto o scrittura registrata. Si tratta quindi delle costituzioni di società, acquisti di quote sociali, aumenti di capitale, acquisti di beni diversi dagli immobili, locazioni e comodati, denunce di successione.
Nell’ambito degli automezzi il fisco è a conoscenza di tutti gli automezzi intestati al contribuente l’anno di immatricolazione, del prezzo pagato e dell’eventuale passaggio di proprietà. La disponibilità di tali beni, oltre a rilevare ai fini dell’acquisto, è fondamentale per le spese effettuate per il mantenimento. Da queste, infatti, è possibile rilevare presuntivamente il reddito del contribuente.
Nel vecchio redditometro i cavalli fiscali del mezzo, applicati a determinati coefficienti determinavano il reddito minimo, invece nella versione nuova i chilowatt stabiliranno la spesa media che ne potrebbe verosimilmente derivare. Spesso, tuttavia, nella banca dati dell’anagrafe tributaria non sono rilevate eventuali perdite di possesso a causa di furti, perciò bisogna conservare una copia della denuncia effettuata o qualunque altro atto lo attesti.
L’amministrazione finanziaria riceve direttamente dalle società erogatrici tutti i dati delle utenze domestiche, in merito ai contratti di somministrazione di energia elettrica, di servizi di telefonia, fissa, mobile e satellitare, di servizi idrici e del gas. Devono essere inviati i dati del titolare del contratto, gli importi e gli estremi catastali identificativi dell’immobile presso cui è attivata l’utenza. Nel redditometro queste informazioni permettono di stimare la spesa per utenze imputabile al contribuente e quindi contribuiscono a fissare il reddito presunto. Praticamente, se ha speso tali importi significa che ha avuto disponibilità di denaro che glielo hanno consentito.
Le compagnie di assicurazione hanno un filo diretto con il Fisco visto che sono obbligate a dare notizie riguardo ai propri clienti. In primo luogo devono comunicare i dati dei contraenti e dei premi pagati. Rimangono escluse le assicurazioni per la responsabilità civile e quelle di assistenza e garanzie accessorie. Quando poi le imprese, gli intermediari e tutti gli altri operatori del settore erogano – in virtù dei contratti di assicurazione di qualsiasi ramo – denaro a favore dei danneggiati, comunicano in via telematica all’Anagrafe tributaria, tra l’altro, l’ammontare delle somme liquidate, il codice fiscale o la partita Iva del beneficiario.
I bonus edilizi del 50% e del 65% potrebbero presentare anche il poco gradito rovescio della medaglia. Il bonifico realizzato dal contribuente entra immediatamente nella banca dati del fisco. Il dato è poi facilmente riscontrabile con quanto indicato nella dichiarazione dei redditi. L’amministrazione finanziaria potrà conoscere le somme spese in tal senso e chiedere al soggetto sottoposto al controllo la provenienza della disponibilità monetaria utilizzata. Indipendentemente dal bonus edilizio, la legge stabilisce che siano comunicate all’Anagrafe tributaria tutte le denunce di inizio attività presentate allo sportello unico comunale per l’edilizia, i permessi di costruire e ogni altro atto di assenso comunque denominato rilasciato dai Comuni.
Il possesso di barche è noto al Fisco grazie a una comunicazione che gli uffici marittimi e la sezione nautica della Motorizzazione effettuano all’Agenzia. In particolare oggetto di informazione sono i dati di acquisti, demolizioni, iscrizioni per navi e imbarcazioni da diporto. In realtà, questi dati possono riguardare solo le barche superiori a 10 metri per le quali esiste l’obbligo di immatricolazione e quindi di targa. Oltre al valore di acquisto, si tratta di un’informazione preziosa per l’amministrazione finanziaria in quanto, da sempre, il possesso di imbarcazioni è ritenuto un indice di disponibilità reddituale. Infatti, sia con i vecchi coefficienti da redditometro sia con la nuova versione, è prevista una presunzione di reddito in relazione alle possibili spese legate al natante. Le barche di minori dimensioni, invece, non sono immediatamente note all’amministrazione non esistendone un registro. Tuttavia, se sono assicurate è verosimile che il dato possa essere ricavato dal Fisco. Inoltre in seguito all’introduzione dello spesometro, gli acquisti, le spese di manutenzione, il posto barca eventualmente nella disponibilità, se documentati con fattura (e non con ricevuta fiscale o scontrino) potranno essere facilmente reperibili.
Il Fisco saprà quando il contribuente noleggia la barca o il camper durante le proprie vacanze. E saprà pure se l’auto utilizzata quotidianamente è in leasing o meno. È stato recentemente introdotto l’obbligo a carico di tutte le società di leasing e di tutti gli operatori commerciali che svolgono attività di locazione e/o di noleggio di autovetture, caravan, altri veicoli, unità da diporto ed aeromobili, di comunicare i dati anagrafici dei clienti con i quali hanno stipulato contratti. In particolare va data notizia del codice fiscale, del bene oggetto di noleggio e dei corrispettivi. Questa informazione potrà essere utilizzata dall’amministrazione finanziaria per il redditometro.
Nell’anagrafe tributaria confluiscono anche tutte le spese sostenute dal contribuente documentate da fattura. Quando invece sono certificate da scontrini o ricevute fiscali sono rilevanti solo se di importo superiore a 3.600 euro. Per ora, però, il meccanismo dello spesometro ha funzionato solo per gli acquisti sostenuti nel 2011 perché l’invio dei dati sul 2012 è stato sospeso in attesa di un restyling della comunicazione. L’obbligo di invio riguarda gli operatori commerciali di comunicare tutti i dati (importo e codice fiscale) dei propri clienti e fornitori. Quando poi il pagamento è effettuato attraverso carte di credito, di debito o prepagate, la comunicazione è a carico direttamente dell’operatore finanziario coinvolto.
Il Fisco può richiedere a imprenditori o professionisti dati, notizie e documenti relativi ad attività svolte nei confronti di loro clienti, fornitori e prestatori di lavoro autonomo. Si pensi a un centro benessere, a una palestra, a un circolo di golf, ai quali l’amministrazione finanziaria potrebbe richiedere i nomi degli utenti o degli iscritti. Inoltre, il fisco può invitare ogni altro soggetto a esibire o trasmettere, atti o documenti fiscalmente rilevanti su rapporti intrattenuti con un determinato contribuente e/o a fornire chiarimenti su informazioni già note. L’Agenzia può poi richiedere agli amministratori di condominio i dati, le notizie e i documenti relativi alla gestione condominiale. Tutte queste informazioni potranno essere utilizzate per costruire in misura quanto più precisa possibile le spese sostenute dal contribuente nei diversi periodi d’imposta.
I Comuni che hanno stretto una intesa con l’agenzia delle Entrate e/o Guardia di Finanza avranno la possibilità di comunicare eventuali situazioni anomale rispetto alle dichiarazioni presentate. Quando invece l’amministrazione finanziaria ha già proceduto ad accertare il contribuente ne darà notizia al comune di residenza, il quale valuterà se possono esistere eventuali altri elementi utili ai fini del controllo.
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