Il Reddito, erogato dall’Inps attraverso la cosiddetta “Carta Reddito di Cittadinanza” o “Carta RDC”, è legato alle condizioni patrimoniali e di reddito del nucleo familiare del beneficiario. Per questo, è fatto obbligo ai percettori di comunicare se, in costanza di sussidio, vengono assunti come lavoratori dipendenti o avviano un’attività di lavoro autonomo.
Il rischio, testimoniato anche da numerosi fatti di cronaca, è che i destinatari del Reddito non dichiarino all’Inps l’essere impiegati come lavoratori. Questo può avvenire nel caso del lavoro sommerso o lavoro nero, che ricorre laddove l’azienda non ottemperi alle comunicazioni obbligatorie di assunzione al Centro per l’impiego a mezzo di modello Unilav. Altro caso è quello di chi, in sede di richiesta del sussidio, nasconde alcuni redditi o patrimoni al fine di ottenere il sussidio.
Vediamo nel dettaglio come denunciare i “furbetti del Reddito” e quali conseguenze sono previste a loro carico.
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Segnare i furbetti del Reddito all’Ispettorato del lavoro
La percezione del Reddito di cittadinanza da parte di coloro che lavorano in nero può essere accertata anche dall’Ispettorato del lavoro (ITL), che dal 1° gennaio 2017 ha raggruppato le attività di controllo svolte da Ministero del lavoro, INPS e INAIL. Sono attualmente 74 le sedi territoriali dell’Ispettorato.
L’ITL agisce su iniziativa autonoma o come conseguenza di una segnalazione da parte di un lavoratore (ad esempio un collega) o del sindacato che lo rappresenta.
Il denunciante può presentarsi di persona alla sede ITL o inviare una comunicazione a mezzo PEC o raccomandata A/R.
E’ importante precisare che l’Ispettorato non accetta segnalazioni anonime a meno che non emerga con assoluta e incontrovertibile evidenza la gravità e l’attendibilità dei fatti denunciati. In ogni caso, i riferimenti del denunciante saranno omessi sia nel verbale di primo accesso ispettivo che in qualsiasi altra documentazione successivamente prodotta dall’Ispettorato.
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Segnalare i furbetti del Reddito alla Guardia di finanza
Sui casi di abuso da parte dei percettori il sussidio statale può intervenire anche la Guardia di finanza, contattabile al numero di pubblica utilità 117, tutti i giorni dell’anno 24 ore su 24. In alternativa, si può presentare un esposto presso un qualsiasi Reparto della Guardia di finanza.
Nel caso specifico dei lavoratori irregolari, sul portale della GdF, sezione “Servizi per il cittadino – Modulistica – Esposto denuncia e querela” è disponibile un modulo ad hoc per il lavoro nero da scaricare, compilare e consegnare al reparto così da velocizzare le pratiche amministrative.
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Le sanzioni previste per i furbetti del Reddito di cittadinanza
Coloro che percepiscono indebitamente il Reddito di cittadinanza possono incorrere nella reclusione da due a sei anni se al fine di ottenere il sussidio rendono dichiarazioni false, forniscono documenti attestanti informazioni non vere o omettono notizie dovute.
Il carcere da uno a tre anni è invece previsto per chi non comunica variazioni del reddito o altri aspetti rilevanti per la revoca o la riduzione del Reddito, entro le seguenti scadenze:
- 30 giorni in caso di instaurazione di un rapporto come lavoratore dipendente o di avvio di attività d’impresa;
- 15 giorni in caso di modifica della situazione patrimoniale che comporti la perdita dei requisiti per il sussidio.
Altre conseguenze per chi viene condannato ad una delle due fattispecie penali sono:
- Il riconoscimento del reato di truffa aggravata finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche, previsto dall’art. 640 bis del Codice penale;
- La revoca del Reddito di cittadinanza e la restituzione delle somme già percepite;
- E’ fatto divieto di presentare una nuova richiesta di Reddito di cittadinanza prima che siano trascorsi dieci anni dalla condanna.
Misure più lievi in cui possono ricadere “i furbetti” sono la revoca e la decadenza:
- Incorrono nella revoca del sussidio e nella restituzione delle somme già percepite, coloro che forniscono informazioni non corrispondenti al vero ovvero omettono di comunicare qualsiasi variazione del reddito;
- La decadenza dal Reddito (senza la restituzione delle somme già percepite) è prevista invece se uno o più componenti del nucleo familiare vengono sorpresi a svolgere attività di lavoro dipendente o collaborazione coordinata e continuativa in nero.
E’ prevista la decadenza anche per coloro che percepiscono un reddito maggiore di quello effettivamente spettante grazie a dichiarazioni mendaci rese nella DSU ovvero in qualsiasi altra documentazione necessaria per ricevere il Reddito. In questi casi è prevista anche la restituzione di quanto indebitamente percepito.
Sanzioni per le aziende che collaborano con i furbetti del Reddito
Le aziende che occupano lavoratori in nero destinatari del Reddito di cittadinanza incorrono nelle sanzioni in generale previste per i casi di lavoro sommerso.
Nello specifico, il datore di lavoro sarà chiamato a pagare una sanzione amministrativa:
- Da 1.500 a 9.000 euro per ogni lavoratore irregolare, in caso di impiego del lavoratore fino a 30 giorni di effettivo lavoro;
- Da 3.000 a 18.000 euro per ciascun irregolare, in caso di impiego da 31 a 60 giorni di effettivo lavoro;
- Da 6.000 a 36.000 euro per ciascun lavoratore irregolare, in caso di impiego del lavoratore oltre 60 giorni di effettivo lavoro.
In aggiunta è prevista la sospensione dell’attività produttiva nei casi in cui siano irregolari almeno il 20% dei soggetti presenti sul luogo di lavoro.
Ulteriori sanzioni per l’azienda sono:
- Sanzioni INAIL per omesso versamento dei premi assicurativi;
- Sanzioni INPS per omesso versamento dei contributi previdenziali;
- Sanzioni legate all’erogazione dei compensi in contanti, senza l’utilizzo di metodi di pagamento tracciabili.
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