Recovery Plan, via libera del CdM: cosa prevede, progetti e fondi

Il Piano sarà inviato alla Commissione Ue entro il 30 aprile

Dopo l’ok del Parlamento e l’ultima approvazione in Consiglio dei Ministri, il Recovery Plan è pronto per il suo viaggio in Europa: “verrà inviato alla Commissione europea entro la fine di questa settimana”, ha precisato Daniele Franco, ministro dell’Economia.

Il 30 aprile data limite quindi. Ciò significa: Recovery approvato e ultimo step in Ue, per far sì che i 248 miliardi dell’Europa arrivino il più rapidamente possibile e senza intoppi.

“Corruzione, stupidità, interessi costituiti continueranno ad essere i nostri nemici e sono certo saranno battuti. Ma c’è anche l’inerzia istituzionale che si è radicata per la stratificazione di norme negli ultimi 30 anni. Le riforme ci aiuteranno a superarle e per questo sono così importanti”, ha precisato il premier Mario Draghi nel suo intervento in Senato del 27 aprile. Se falliamo “a pagare il prezzo saremo noi ma anche per il futuro dell’Europa perché non sarà più possibile convincere gli altri europei a fare una politica fiscale comune” ha poi aggiunto.

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Il Portogallo è stato il primo a presentare i propri progetti, che verranno valutati e votati nei prossimi mesi per arrivare allo stanziamento della prima tranche di finanziamenti.

L’Italia è in dirittura d’arrivo. Negli scorsi giorni il premier Draghi ha incontrato i partiti e le parti sociali per discutere del PNRR italiano, il cui testo di 337 pagine è approdato dapprima in Consiglio dei Ministri e in questi giorni verrà discusso e votato in Parlamento. Il piano italiano prevede investimenti e progetti per un totale di 222,1 miliardi di euro, di cui 191,5 provenienti da finanziamenti europei e 30,6 miliardi stanziati dal nostro Paese e che andranno in un Fondo Complementare. Questi ultimi serviranno per finanziare tutti quei progetti utili per il rilancio del nostro Paese ma che non possono essere finanziati dal Recovery Fund europeo. A questi si sono successivamente aggiunti circa altri 26 miliardi da destinare a opere specifiche entro il 2032, per un totale di oltre 248 miliardi.

Ai progetti del Piano si affiancano anche quattro grandi riforme: Pubblica Amministrazione, Giustizia, semplificazione della legislazione e promozione della concorrenza, alle quali si aggiunge anche una riforma fiscale per affrontate il tema delle imposte e dei sussidi ambientali.

Vediamo nei prossimi paragrafi come si struttura il piano, quali sono i progetti previsti e quale sarà l’iter dei prossimi giorni fino all’approvazione dei finanziamenti.

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Recovery Plan: le sei missioni

Il PNRR italiano a opera del governo Draghi mantiene inalterate le sei missioni perseguite anche dal piano iniziato dal governo precedente. Queste missioni sono:

  • digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura;
  • rivoluzione verde e transizione ecologica;
  • infrastrutture per una mobilità sostenibile;
  • istruzione e ricerca;
  • inclusione e coesione;
  • salute.

Sono invece tre i problemi di fondo individuati dal Governo e che verranno affrontati dagli investimenti e dalle riforme del PNRR:

  • disuguaglianza di genere;
  • inclusione giovanile;
  • divari territoriali.

Recovery Plan: gli investimenti per la digitalizzazione

Alla prima delle sei missioni del Piano sono destinati 49,2 miliardi di euro. Lo scopo principale della missione è quello di completare la trasformazione digitale del nostro Paese, portando a termine la digitalizzazione della Pubblica amministrazione e investendo per rendere la Banda Ultralarga disponibile in tutto il Paese.

Anche cultura e competitività fanno parte di questa missione. In questo caso, gli investimenti punteranno a rilanciare il turismo e la cultura tramite un approccio sostenibile, e sostenendo l’internazionalizzazione.

Recovery Plan: transizione ecologica

La transizione ecologica è uno dei pilastri dei piani di ripresa di tutta Europa. Il principio del “non arrecare danni significativi” all’ambiente è infatti uno dei principi imposti dall’Unione Europea per l’attuazione di tutti i progetti che dovranno essere finanziati.

Alla transizione ecologica andrà più del 30% delle risorse del Recovery Plan, 68,6 miliardi. Si incentiverà l’efficienza energetica degli edifici pubblici e privati, si investirà in economia circolare e gestione dei rifiuti, verranno affrontate le questioni del rischio idrogeologico e della produzione di idrogeno per industria e trasporto.

Recovery Plan: infrastrutture

Gli investimenti in infrastrutture serviranno per l’ammodernamento delle reti di trasporto di tutto il Paese, a partire da quello su rotaia. Le azioni principali riguarderanno infatti la rete ferroviaria ad alta velocità, e il potenziamento delle reti regionali.

Gli investimenti ammonteranno a 31,4 miliardi, si punta alla digitalizzazione della catena logistica e alla creazione di uno sportello unico doganale. Verrà inoltre implementato nel nostro Paese lo European Rail Traffic Management System (ERTMS), il sistema di controllo del traffico ferroviario con protocolli unici a livello europeo, per garantire l’interoperabilità dei treni.

Recovery Plan: istruzione

Il 17% delle risorse stanziate, circa 32 miliardi di euro, andranno agli investimenti per l’istruzione. Si parla di interventi di edilizia scolastica, ammodernamento delle scuole con le ultime tecnologie che seguono il concetto di “Scuola 4.0“.

Verrà rafforzato il sistema educativo, a partire dagli asili nido e dai servizi di educazione e cura per la prima infanzia, proseguendo con il rafforzamento dell’istruzione professionalizzante e dell’insegnamento delle discipline STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics). Si punterà anche a una riforma dei dottorati di ricerca con l’introduzione di nuovi dottorati per la Pubblica Amministrazione e il patrimonio culturale.

Recovery Plan: coesione e inclusione

La quinta missione del piano è la più trasversale rispetto ai tre problemi di fondo citati precedentemente, poiché prevede interventi volti a rafforzare le politiche attive del lavoro e a favorire l’inclusione sociale.

Ammontano circa a 22 miliardi le risorse stanziate per questa missione, con azioni che prevedono il rafforzamento dei servizi sociali e lo sviluppo dei centri per l’impiego. Verranno forniti sostegni all’imprenditorialità femminile e si investirà nelle Zone Economiche Speciali.

Da sottolineare come circa il 40% dei fondi complessivi previsti dal PNRR italiano verranno stanziati per le Regioni del Sud, contando anche le risorse del programma React-EU.

Recovery Plan: Salute

Infine si parla di salute, uno dei temi più importanti almeno in quest’ultimo periodo. Le risorse destinate a questa missione ammontano a 18,5 miliardi, che serviranno a modernizzare e rafforzare il nostro sistema sanitario, puntando sulla digitalizzazione e sui servizi del territorio.

Molta importanza verrà data infatti all’assistenza di prossimità, case e ospedali di comunità che possono fornire cure primarie e intermedie alla popolazione del territorio. Si favorirà l’assistenza domiciliare e la telemedicina, mentre numerosi investimenti verranno fatti per le infrastrutture e l’aggiornamento del parco tecnologico, rafforzando e incentivando l’uso del Fascicolo Sanitario Elettronico.

Recovery Plan: i numeri della ripresa

Nelle slide di presentazione del PNRR in CdM del Ministro dell’Economia, si prevede che l’impatto complessivo del PNRR sul PIL nazionale fino al 2026 possa essere di circa 16 punti percentuali. Per il Sud, l’impatto previsto è di circa 24 punti percentuali.

Il Governo prevede che nel 2026 il Pil sarà di 3,6 punti percentuali più alto rispetto allo scenario di base, ovvero a uno scenario senza PNRR. Si prevede uno slancio anche per l’occupazione, che sarà più alta di 3,2 punti percentuali.

Al MEF il compito di monitorare l’andamento dei progetti, il Ministero sarà inoltre il punto di contatto con la Commissione Europea.

Recovery Plan: l’iter di approvazione

Dopo la discussione in Consiglio dei Ministri in cui sono state apportate ulteriori modifiche al Piano, questo è stato trasmesso in Parlamento nella giornata del 25 aprile. Il premier ha riferito alle Camere, che hanno approvato le risoluzioni di maggioranza sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio, e infine il Piano ha fatto un’ulteriore fermata in CdM prima della presentazione in Commissione Europea, che quindi dovrebbe avvenire entro la scadenza del 30 aprile. Dopo la presentazione, la Commissione avrà due mesi per valutare il PNRR e validarlo, poi il Piano verrà proposto in Consiglio e solo dopo questa ulteriore approvazione si potrà partire con la prima tranche di finanziamenti.

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Alessandro Sodano

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