Ieri, ultimo giorno della raccolta, il comitato referendario per l’abolizione dell’attuale legge elettorale, la c.d. “Porcellu”, ha festeggiato un risultato su cui pochi, in verità, avevano scommesso.
Duecento gli scatoloni con i fogli delle firme depositate davanti l’ufficio centrale elettorale della Corte di Cassazione, che adesso dovrà pronunciarsi sulla validità delle stesse e sulla proponibilità dei quesiti.
“Ancora una volta i cittadini hanno anticipato la politica – ha detto il leader dell’IdV Antonio Di Pietro, tra i promotori dell’iniziativa – lo hanno già fatto qualche mese fa con tre referendum contro il nucleare e le leggi ad personam”.
“Sono rimasto impressionato – ha dichiarato il ministro dell’Interno Maroni – dal numero di firme raccolte in così poco tempo: anche questo è un segnale forte, sono dell’opinione che vada ascoltato e che si debba procedere al referendum“.
Ad appoggiare la necessità di mandare in soffitta il Porcellum – sia pure senza indicare se per via referendaria o parlamentare – è stato ieri anche il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che durante la sua visita a Napoli ha detto: “Con la legge attuale si è rotto il rapporto di fiducia elettore-eletto. Ora serve un nuovo meccanismo nella legge elettorale. E’ necessario – ha detto il Presidente della Repubblica – ristabilire un rapporto più diretto fra elettore ed eletto, con la facoltà dell’elettore di scegliere il candidato”. Napolitano ha anche fatto trapelare un certo favor per il sistema elettorale precedente, il “Mattarelum” – che rientrerebbe in vigore con il successo del referendum – sottolineando che quel sistema elettorale maggioritario uninominale creava un vincolo forte tra eletto ed elettore rispetto all’attuale, che invece sembra solo far “mantenere buoni rapporti con chi ti nomina deputato”.
Il presidente del comitato referendario Andrea Morrone ha parlato di “fenomeno unico per il tempo occorso per raccogliere le firme, due mesi, anche in relazione alle scarse risorse umane e finanziarie a disposizione. Siamo di fronte – ha aggiunto Morone – ad un miracolo popolare“.
In attesa delle pronuncia della Corte Costituzionale, in gennaio, sull’ammissibilità dei quesiti, si è già aperto il dibattito se sia meglio riformare la legge elettorale attraverso l’iter parlamentare, oppure attendere l’esito del referendum e tornare al Mattarellum.
Se passassero sia il vaglio della Cassazione sulla validità delle firme depositate e sia quello della Corte Costituzionale, sull’ammissibilità dei quesiti, e superassero lo scoglio del 50% più uno degli aventi diritto con la maggioranza pronunciatasi per l’abrogazione, i due quesiti referendari sulla legge elettorale avranno l’effetto infatti di abrogare l’attuale legge elettorale Calderoli e di far rientrare in vigore il sistema precedente, che è molto diverso dall’attuale.
Il Porcellum è un proporzionale puro che prevede però un premio di maggioranza alla coalizione vincente così da farla arrivare a 340 seggi alla Camera. Al Senato il premio di maggioranza è invece su base regionale, il che non assicura la stessa maggioranza della Camera. L’attuale sistema soprattutto non consente che gli elettori scelgano con le preferenze i candidati, che invece sono inseriti in una lista bloccata decisa dai partiti.
Con il ritorno del Mattarellum, invece, si passerebbe ad un sistema maggioritario di collegi uninominali, per il 75% dei seggi, che vanno dunque al candidato che ha preso più voti nel proprio collegio, mentre il restante 25% dei parlamentari è scelto con il proporzionale, con uno sbarramento del 4% e un complicato sistema di “scorporo” che consente la rappresentanza anche di piccoli partiti. Anche nel Mattarellum, nella parte proporzionale, non si esprimono preferenze, ma il sistema maggioritario uninominale assicura un collegamento tra il candidato e il proprio collegio.
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