La senatrice del Partito democratico, nelle passate settimane, è intervenuta a più riprese a favore degli insegnanti e dei dipendenti Ata ancora impossibilitati a lasciare il lavoro per via del famoso errore contenuto nella legge Fornero, e mai riparato dai governi successivi malgrado le numerose promesse. Questa volta però, il suo appello arriva direttamente all’uomo che ha in mano i cordoni della borsa, colui che ha l’ultima parola in fatto di finanza pubblica, cioè il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.
Insieme a colleghi senatori anche di altri gruppi parlamentari, come MoVimento 5 Stelle, Nuovo centrodestra e Gruppo Misto, l’ex candidata alle primarie del Pd – dove sfidò Renzi, Vendola e Bersani a fine 2012 – presenta la sua interrogazione per ricordare al successore di Fabrizio Saccomanni che i Quota 96 restano una priorità assoluta, da risolvere non appena il quadro economico lo consentirà.
E l’occasione, a detta dei firmatari, potrebbe essere già alle porte, con il nuovo metodo di rilevazione internazionale del Prodotto interno lordo – il cosiddetto modello Sec 2010 – destinato a modificare gli indicatori economici e consentire ai governi di tenere in cassa qualche gruzzolo in più per le emergenze. Proprio come quella dei lavoratori della scuola dimenticati dalla legge Fornero per via del calendario in scadenza a fine agosto.
Come noto, si tratta di circa 4mila – forse, ora, qualcuno in meno – principalmente nati tra il 1951 e il 1952, che non possono lasciare il posto in cattedra a tanti giovani in graduatoria a causa del cambio di regole al pensionamento che non ha contemplato il loro pieno diritto ad accedere con i vecchi requisiti. Un ciclone ancora in atto dopo tre anni, scatenato da quel maledetto e macroscopico errore nella stesura del testo di legge.
Così la palla è ora nelle mani del ministro dell’Economia, impegnato, in questi giorni, nella preparazione della prossima legge di stabilità 2015, annunciata con interventi pari a 20 miliardi, tale per cui, se finisse per dimenticare nuovamente i Quota 96, questa volta non si tratterebbe di una svista, ma di un delitto.
I firmatari e le dichiarazioni di Laura Puppato
Laura Puppato, Giorgio Pagliari, Water Tocci, Donatella Albano, Josefa Idem, Sergio Lo Giudice, Silvana Amati, Roberto Ruta, Stefania Pezzopane, Maria Spilabotte (Pd), Franco Conte (Ncd), Ivana Simeoni (M5s), Fabrizio Bocchino, Fabiola Anitori e Francesco Campanella, Luis Alberto Orellana (Misto).
“La riforma delle pensioni varata dal ‘governo tecnico’ contiene un ‘errore tecnico’ ammesso dallo stesso estensore della riforma. I lavoratori nati nel 1951 e 1952 sono stati esclusi dal diritto di andare in pensione nonostante avessero maturato i requisiti nel dicembre 2012 e sono stati obbligati di fatto ad un’ulteriore permanenza in servizio per un periodo che va dai 2 ai 7 anni. Sulla questione hanno assunto più volte posizione sia il Governo che numerosi parlamentari, con l’impegno di arrivare ad un rapida soluzione che a tutt’oggi non è ancora pervenuta. Le risorse necessarie per garantire questo diritto ammontano a 400 milioni di euro, distribuibili su più annualità. E’ per questo che chiediamo al ministro di utilizzare parte dei proventi del ricalcolo dei Pil secondo il modello Sec2010, che implicherà un miglioramento del rapporto deficit/PIL di 0,2 punti percentuali, passando dall’attuale 3% al 2,8%, per risolvere senza ulteriori rinvii l’annosa vicenda della ‘Quota ’96’. Stiamo cambiando il Paese, dobbiamo farlo come già avvenuto per altre questioni, mantenendo fede ai nostri impegni e sanando gli errori prodotti. E’ una questione di credibilità”.
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