L’organo di Montecitorio competente in materia di Affari Costituzionali, in sede referente, sta infatti esaminando dalla scorsa settimana i quasi duemila emendamenti piovuti sul decreto 90, cioè la prima parte della riforma dei pubblici uffici.
Un testo nel quale la maggioranza, poi supportata da tutti i partiti delle opposizioni, ha pensato di introdurre anche la questione del ritiro lavorativo dei Quota 96, insegnanti e personale Ata che al 31 dicembre 2012 aveva i requisiti per lasciare il proprio posto, salvo, poi, trovare impedimento nella normativa Fornero che non aveva previsto la deroga dovuta ai termini di calendario scolastico, che chiude, ovviamente, al 31 agosto.
Così, dopo un lungo pressing delle migliaia di interessati, negli ultimi due anni, si è arrivati a un emendamento che dovrebbe mandare in pensione ben 4mila lavoratori già dal primo settembre, tutti appartenenti a questa categoria dimenticata dal welfare, per un errore mai riparato e, ora, finalmente vicino a una soluzione.
Peccato, però, che per attuare gli intenti dei rappresentanti politici di ogni partito, dal Partito democratico al MoVimento 5 Stelle, da Forza Italia al Nuovo centrodestra, che hanno detto sì all’emendamento con prima firmataria Manuela Ghizzoni del Pd, i tempi siano molto serrati. Entro il primo settembre, infatti, non solo andrebbe approvato il testo definitivo, ma si dovrebbe avviare l’iter di accoglimento delel domande presso l’Inps, che dovrà avere l’ultima parola sulle istanze presentate dai cittadini per rientrare nel computo dei salvaguardati.
Però, i lavori alla Commissione di Montecitorio stanno richiedendo più tempo del previsto e, in queste ore, si sta registrando un rinvio dopo l’altro per il decreto 90. Ora, il Senato pare aver calendarizzato l’approdo del testo in aula nei primi giorni della prossima settimana: se così sarà, allora potrebbe ancora esserci margine a sufficienza per chiudere la questione al 31 agosto.
Il condizionale, comunque, è d’obbligo dal momento che eventuali modifiche a palazzo Madama richiederanno un ulteriore passaggio alla Camera, che, a questo punto, potrebbe risultare fatale per il destino dei Quota 96.
Tutto dipende da cosa avverrà in questi giorni. Se entro la settimana corrente arriverà il primo sì del Parlamento, e, quindi, il decreto non subirà ulteriori modifiche, prima della fine di luglio o, al limite, i primissimi giorni di agosto il decreto potrebbe diventare legge e, così, determinare ufficialmente il salvataggio dei Quota 96. Solo in quel caso, infatti, potrebbero esserci i tempi tecnici per lo svolgimento delle pratiche in anticipo sul nuovo anno scolastico.
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