Quota 100 e reddito di cittadinanza: spesa tagliata e finestre allungate. Novità

Redazione 10/12/18
La Legge di bilancio 2019, ha superato lo step della fiducia alla Camera ed è arrivata in queste ore al Senato, in attesa dell’esame di Palazzo Madama: non ci sono ancora le misure chiave che tutti attendono, Quota 100 e Reddito di cittadinanza.

Ad oggi quindi si conoscono solo i soldi messi a disposizione in Manovra per questi due provvedimenti, ma non si sa come saranno effettivamente attuati. E neanche con precisione da quando. Si dà comunque per certo che non partiranno subito a Gennaio. Potrebbero infatti non esserci le condizioni, visto che il Governo è alle prese proprio in queste ore con una trattativa serrata con l’Unione europea per sventare il rischio di una procedura di infrazione per deficit eccessivo. E una probabile riduzione del deficit potrebbe proprio passare da uno slittamento di qualche mese del pacchetto pensioni e reddito di cittadinanza.

La riscrittura della legge in Senato sarà preceduta da un altro vertice di maggioranza, che dovrà fare il punto su numeri e misure e dall’incontro con i sindacati a Palazzo Chigi.

Il vertice dovrà mettere d’accordo le anime del Governo pentastellato sulle misure e, innanzitutto, sui decimali su cui assestare il rapporto deficit-Pil, in vista del negoziato con la Commissione europea per evitare la procedura d’infrazione.

I due nodi principali da sciogliere sono le due misure chiave della Manovra, che ancora però non sia sa come saranno attuati: Quota 100 e Reddito di cittadinanza, che valgono in tutto 16 miliardi di euro.

Le ultime notizie parlano di una relazione tecnica che ritocca al ribasso la spesa per le due misure: un taglio di 3-3,5 miliardi dei 16 miliardi stanziati. Taglio accompagnato a due clausole di salvaguardia, pensate per tenere sotto controllo la spesa.

L’ultima novità in tema di riforma pensioni con la Quota 100 riguarda i primi cittadini fortunati che potranno uscire da lavoro grazie all’anticipo pensionistico fondato sulle quote.

La riforma Quota 100 permetterà nel 2019 di lasciare il lavoro con 62 anni di età e 38 anni di contributi versato. I soldi iniziali stanziati saranno di 5 miliardi contro i 6,7 miliardi indicati fino ad oggi. Il fondo lieviterà a 7 miliardi nel 2019 per salire a 9 miliardi nel 2020. Dopodichè lascerà il posto a quota 41 per tutti.

Quota 100: la clausola di salvaguardia, la novità

Il testo messo a punto dal sottosegretario al lavoro, Claudio Durigon, prevede finestre trimestrali per poter lasciare il lavoro. Significa che chi ha maturato i requisiti entro il 31 dicembre del 2018, potrà uscire a marzo del 2019, incassando il primo assegno ad aprile.

Diverso discorso per i dipendenti pubblici, perché si aggiunge un preavviso di 6 mesi, quindi il primo statale incasserà la pensione ad ottobre.

Se però dovessero arrivare più richieste di quelle previste, la finestra di uscita potrà essere spostata in avanti, in modo da non far lievitare il tetto di spesa deciso. Se ad esempio a giugno ci fossero più domande del previsto, la finestra di uscita potrà essere allungata a settembre. Stessa cosa per gli statali.

Le novità su Quota 100

Quota 100: chi andrà in pensione per primo, le novità

Come riportato sul Corriere, a partire da gennaio 2019 si potrebbe andare in pensione con 64 anni di età e 40 anni di contributi. I primi fortunati a poter lasciare il mondo del lavoro, in anticipo rispetto alla legge Fornero, saranno soltanto coloro alla data limite del 31 dicembre 2018 hanno maturato il requisito minimo di Quota 100 (62 anni di età+38 di contributi) da almeno due anni.

A indicare la soluzione è stato il professor Alberto Brambilla, esperto di previdenza, che affianca il vice premier Matteo Salvini, lavorando come consulente alla presidenza del Consiglio.

Quota 100: entrata in vigore a scaglioni

“La prima necessità è risolvere i problemi della legge Fornero. Fatto questo chiarimento — spiega Brambilla — ci sono due elementi pratici di cui tenere conto: nel prossimo mese di gennaio l’Inps non può ricevere in un sol colpo quasi 300 mila nuove domande di pensionamento, l’altro punto è che un meccanismo del liberi tutti costerebbe più di 7 miliardi di euro”.

Brambilla ha così elaborato una versione più accettabile di Quota 100, che metterebbe al bando costi insostenibili.

L’obiettivo è stabilire un’uscita anticipata solo per coloro che al 31 dicembre 2018 avranno maturato il requisito di Quota 100. Brambilla propone quindi una soluzione a scaglioni per evitare che l’Inps debba fare i conti da subito con oltre 300 mila lavoratori aspiranti pensionandi.

Ecco le condizioni stabilite, come riportato sul sito del Corriere nell’articolo di Andrea Ducci:

  • i primi lavoratori ad andare in pensione il prossimo marzo saranno coloro che hanno maturato quota 100 al 31/12/2018 da più di due anni.
  • Dopodiché in estate andranno coloro che hanno il requisito Quota 100 da più di 18 mesi e meno di 24.
  • Con scaglioni successivi nel corso del 2019-2020 usciranno gradualmente tutti i titolari di Quota al 100 al 31 dicembre 2018.

“Il costo previsto – secondo Brambilla – è in media di circa 3,9 miliardi all’anno nei primi 5 anni, il picco di spesa è comunque nel 2020 con un costo di circa 5,3 miliardi”. Brambilla aggiunge che una volta risolto il nodo dell’accavallamento dei 250 mila beneficiari di Quota 100 alla politica spetterà indicare le soluzioni da prendere in considerazione per il 2021.

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