Il testo della Legge di bilancio, che contiene tra le altre misure anche questa, deve ancora essere chiuso, ma le prime novità che emergono dalle bozze dicono questo. Chi ha i requisiti entro la fine di quest’anno potrà uscire da lavoro già approfittando della prime finestre utile. Chi li maturerà nel corso del 2019 attenderà altre finestre di uscita. un po’ di più invece dovranno attendere gli statli. Cerchiamo di capire le finestre di uscita e quando davvero si potrà andare in pensione con Quota 100.
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Quota 100: subito in pensione chi ha i requisiti
Come anticipato a inizio articolo, chi entro il 31 dicembre 2018 dimostra di aver raggiunto 62 anni di età e 38 anni di contributi maturati, andrà in pensione già da aprile 2019.
Quota 100: le ultime novità
A partire dal 1° gennaio 2019 i lavoratori privati usciranno da lavoro sempre 3 mesi dopo aver raggiunto i requisiti richiesti. I lavoratori statali invece, dovranno attendere di più: 6 mesi dal raggiungimento dei requisiti. Il personale della scuola dopo un anno.
Un’altra novità è che si potranno cumulare i contributi maturati in Gestioni previdenziali diverse dall’Inps (eccetto le casse privatizzate).
C’è poi una sorta di conferma sul divieto di cumulo redditi: in pratica chi va in pensione con Quota 100 non potrà lavorare, o almeno non potrà fare lavori che lo portino a superare 5 mila euro lordi l’anno.
Una conferma che per Opzione donna, che sarà prorogata e rifinanziata: le lavoratrici potranno uscire da lavoro con 58 anni di età e 35 di contributi maturati (59 le lavoratrici autonome). I requisiti dovranno essere maturati entro il 31 dicembre.
Quota 100: le finestre di uscita
E chi invece al 31 dicembre non ha ancora raggiunto i requisiti, ma lo farà nel corso del 2019? Potrà approfittare di alcune finestre mobili. Ecco tutte le finestre previste.
- Prima finestra: aprile 2019 (per requisiti raggiunti entro il 31 marzo 2019);
- Seconda finestre: luglio 2019 (per requisiti raggiunti tra aprile e giugno 2019);
- Terza finestra: ottobre 2019 (per requisiti raggiunti tra luglio e settembre);
- Quarta finestra: gennaio 2020 (per requisiti raggiunti tra ottobre e dicembre 2019)
Quota 100: assegni ridotti dal 5 al 21 per cento
Dopo il parere negativo di Tito Boeri, presidente Inps, sul pericolo di una pensione più bassa per chi sceglie Quota 100, arrivano ora anche le prime stime diffuse da Il Sole 24 ore e fornite dalla società Tabula, che restituiscono dati non molto confortanti per chi vuole approfittare della pensione a quote introdotta con la Legge di bilancio 2019, per lasciare il lavoro con qualche anno di anticipo.
I dati diffusi, alla domanda “Con quota 100 prenderò una pensione più bassa?” rispondono: “si, il tuo assegno si ridurrà, dal 5 al 21 per cento”. Vediamo perché e come.
Quota 100: perché l’assegno si riduce
Come spiega Il Sole 24 ore, a determinare la riduzione dell’assegno sono almeno tre fattori:
- il diverso coefficiente di trasformazione a 62 anni,
- i cinque anni di minori contributi,
- l’effetto rivalutazione sul montante, ipotizzando una crescita costante sia del Pil sia dello stipendio del lavoratore.
L’ Inps, con le parole di Boeri aveva dato una quantificazione analoga della riduzione legata all’anticipo: fino a 500 euro in meno al mese nel caso di un pensionando della Pa (montante a calcolo retributivo fino al 2011 e contributivo negli anni successivi) che esce con uno stipendio annuo di 40mila euro: con cinque anni di minori versamenti anziché prendere una pensione di 36.500 euro annui si fermerebbe a circa 30mila.
Quota 100: l’assegno pensionistico di un operaio
Come rilevato dal quotidiano economico, Andare in pensione anticipatamente con “quota 100” per un operaio di 62 anni di età, con uno stipendio netto di circa 1.600 euro, può costare fino al 21% di assegno Inps. Una “decurtazione” che scende all’8% se l’uscita anticipata dal mercato del lavoro con la nuova anzianità è solo di un 1 anno e tre mesi anziché di 5 anni e tre mesi rispetto ai requisiti di vecchiaia. Con un anticipo di tre anni e tre mesi un operaio in possesso di 40 anni di contributi vedrebbe ridursi il proprio assegno mediamente del 14%.
Quota 100: l’assegno pensionistico di un impiegato
Se prendiamo invece come punto di riferimento per il calcolo la vita lavorativa e la pensione con quota 100 di un normale impiegato medio italiano, con gli stessi anni di versamenti dell’operaio (40 anni di contributi) e un anticipo di tre anni perderebbe il 9 per cento.
Secondo le dichiarazioni di Stefano Patriarca di Tabula al Sole, va ricordato che “con Quota 100 la pensione viene incassata fino a cinque anni in più e «nel complesso della vita la riduzione si annulla anche se rimane in ogni caso il dato della minore pensione mensile che sotto certi livelli potrebbe comprometterne l’adeguatezza”.
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