Quota 100 da aprile 2019: finestre, divieto di cumulo redditi, assegni. Le novità

Redazione 20/12/18
Sulla Legge di bilancio 2019 entro questa settimana tutto dovrà approdare in Aula al Senato, per la discussione e l’approvazione della Manovra, e dovremo avere i contorni più chiari di ciò che finora ha avuto toni alquanto opachi: reddito di cittadinanza e quota 100. Una novità però è già in circolo: quota 100 partirà da aprile 2019. 

Un taglio di quasi cinque miliardi: da 15,7 miliardi a 11 miliardi. Così si riduce nel 2019 lo stanziamento per il reddito di cittadinanza e “quota 100” in manovra. Emerge dall’emendamento del governo che taglia da 9 miliardi a 7,1 miliardi il reddito e da 6,7 miliardi a poco più di 3,9 mld la misura sulle pensioni. Nel 2020 il reddito scende da 9 a 8 miliardi e 8,3 miliardi a partire dal 2021. Quota 100 aumenta invece dal secondo anno: il costo passa da 7 mld a 8,3 mld nel 2020, a 8,6 nel 2021 e 8,1 nel 2022.

Pare siano state trovate le risorse per l’abbassamento del rapporto deficit pil dal 2,4 per cento al 2,04 per cento. Non si metteranno in discussione le due misure chiave: il pacchetto pensioni, con graduale superamento della Fornero e Quota 100 ci sarà: partirà nei tempi previsti e lo farà senza penalizzazioni, se non quelle dettate dal minor versamento di contributi, che ovviamente abbasserà l’assegno ricevuto: ciò non toglie che ci saranno comunque paletti, minori risorse e finestre allungate, che consentano un iniziale scivolamento teso a recuperare qualche miliardo, da una cifra iniziale che era stata stabilita a 6,7 miliardi di euro. E si abbassano – secondo quanto riportato da Repubblica – le stime della platea di potenziali beneficiari, che diventano 350 mila (di cui 160 mila statali).

Consulta lo speciale Legge di bilancio 2019

In linea di massima sembra insomma che l’impianto ci sia e sia abbastanza definito. Vediamo quale sarà.

Consulta lo speciale su Quota 100

Quota 100 da aprile 2019: come funziona, le novità

Secondo quanto stabilito dai tecnici del Governo, Quota 100 è confermata. La partenza sembrava dover essere dal mese di aprile 2019, anche se il vicepremier Luigi Di Maio intervistato ha smentito, affermando “Smentisco qualsiasi ipotesi di taglio alle misure come quota 100 o il reddito di cittadinanza. Come sono partite, così arrivano. Siccome partono un po’ dopo, il reddito a marzo e quota 100 a febbraio, costeranno un po’ di meno. Quando ci sediamo al tavolo io, Conte e Salvini troviamo sempre una quadra”. 

Ma evidentemente non è stato così. La Quota 100 è confermata da aprile 2019.

Chi ha maturato, entro il 31 dicembre del 2018, il doppio requisito di un’età anagrafica di 62 anni e 38 anni di contributi, potrà lasciare il lavoro in anticipo a partire da febbraio 2019.

Il pagamento della pensione avverrebbe con un ritardo di tre mesi nel settore privato e di sei mesi nel pubblico, rispetto al momento in cui è maturato il diritto all’assegno. Questo grazie al meccanismo di uscita delle finestre mobili.

Quota 100: 4 finestre in arrivo

Sono previste finestre di accesso fisse ogni anno: una ogni trimestre, considerando che la prima scatterà il 1° febbraio 2019. Per i dipendenti pubblici la finestra sarà di sei mesi, dunque le prime uscite dovrebbero aversi dal 1° luglio 2019. Il primo assegno pensionistico di Quota 100 sarà pagato quindi a partire da questo mese.

A partire dal 1° aprile 2019 potrà andare in pensione chi avrà maturato almeno 62 anni di età e 38 di contributi versati. L’anticipo massimo possibile, rispetto alla pensione naturale, è di cinque anni. Non ci saranno penalizzazioni, anche se, badiamo bene, chi utilizzerà quota 100 prenderà comunque un assegno più basso rispetto alla naturale pensione a 67 anni. Ma non ci saranno ulteriori penalizzazioni.

Il deterrente delle finestre funziona così: dal momento in cui si raggiungerà quota 100 e quello in cui verrà effettivamente pagata la pensione passeranno tre mesi, che potrebbero salire a sei se l’afflusso delle domande sarà superiore alle attese. I dipendenti pubblici si vedranno applicare invece una finestra di 6 mesi, con un preavviso di 3.

In pratica chi al 31 dicembre 2018 ha maturato i requisiti potrà uscire da lavoro ad febbraio, senza rimpianti, ma con diktat non da poco: non si potranno cumulare i redditi da pensione e lavoro. Altro importante deterrente.

L’ipotesi del Governo prevede Quota 100 per tre anni: un ponte che dovrebbe collegare la misura all’introduzione di un requisito unico contributivo di 41 anni per tutti (a prescindere dall’età), entro la fine della legislatura. Il triennio di quota 100 dovrebbe quindi essere quello 2019-2021.

Leggi anche “Reddito di cittadinanza e Quota 100: spesa tagliata e finestre allungate”

Quota 100: divieto di cumulo redditi

Badate bene che la bozza di emendamento alla Manovra è chiara: l’assegno percepito grazie all’uscita anticipata con quota 100 non sarà cumulabile “fino alla maturazione del requisito di vecchiaia” con i redditi da lavoro dipendente o autonomo.

Unica eccezione ammessa sono i redditi derivanti dal lavoro autonomo occasionale nel limite di 5mila euro annui. Questi si, sono ammessi.

Quota 100: requisiti di età e contributi

Veniamo ora ai requisiti richiesti ai lavoratori aspiranti pensionati, che vogliono approfittare di Quota 100 per uscire da lavoro con la pensione anticipata.

Si può accedere a Quota 100 in presenza di 62 anni di età anagrafica e 38 anni di contributi minimi. Il requisito di età anagrafica per uscire con quota 100 è adeguato agli incrementi della speranza di vita.

È invece previsto lo stop all’adeguamento della speranza di vita per la pensione anticipata lasciandola a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne anche nel 2019. Sarà però applicata la finestra trimestrale per cui il vantaggio reale sarà solo di due mesi.

 

Redazione

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento