Ieri nella prima giornata di voto, successivamente all’iniziale bocciatura di Franco Marini, anche la seconda chiamata elettiva era stata incapace di sortire effetti. Lo spoglio della seconda votazione aveva portato all’esito di 15 voti per Franco Marini, 230 per Stefano Rodotà, 13 per Romano Prodi, 10 per Emma Bonino e 38 per Massimo D’Alema.
Tantissime invece le schede bianche, ben 418. Dopo la seconda fumata nera al Quirinale, oggi c’è già chi vocifera che a partire dal quarto scrutinio, se ci sarà, il nome del prossimo Capo dello Stato dovrebbe riuscire ad emergere. Dopo lo stop di Franco Marini alla prima chiamata, l’assalto al Pd dei franchi tiratori interni e l’isolamento di Bersani, si attende dunque per il terzo scrutinio un primo significativo passo per lo scioglimento del rompicapo al Quirinale.
Il Partito Democratico ha infatti deciso all’unanimità di candidare Romano Prodi. Tale scenario, però rimane inviso al Pdl il quale, tentando di ricompattare le fila spaccatesi nelle votazioni di ieri, punta a erodere voti sia sul fronte dei Cinque Stelle che su quello di Scelta Civica per concretizzarsi nelle terza votazione.
Dopo la marea di schede bianche, quale simbolo della situazione di stallo in casa Pd, la fase interlocutoria apertasi dentro il partito più rappresentato in Parlamento, si è ora risolta in un unico, condiviso nome, quello appunti di Romano Prodi.
E proprio sul profilo dell’ex Presidente del Consiglio pare aprirsi già un ampio consenso in vista della quarta, ipotetica, votazione. L’ultimo scrutinio della mattinata, con quorum a 672, potrebbe infatti in caso di nulla di fatto essere seguito dal quarto (nonostante il Pd ne abbia chiesto il rinvio) con quorum che scende a 504, prospettando dunque scenari ancora nuovi per il Quirinale.
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