I consumatori si sentono, spesso, dire che l’acqua erogata dal servizio pubblico non è, per qualità e controlli effettuati, inferiore a quella di bottiglia. Le aziende erogatrici (o le amministrazioni comunali che, numerose in trentino, gestiscono ancora oggi il servizio in economia) dovrebbero sottoporre la gestione ad un piano di autocontrollo che contempli modalità e periodicità dell’effettuazione delle analisi e procedure per la gestione delle criticità.
Forse per dare massima fiducia nel cittadino-utente è stata predisposto il Disegno di legge n. 211 che contempla la modificazione dell’articolo 10 della legge provinciale 17 giugno 2004, n. 6 (Disposizioni in materia di organizzazione, di personale e di servizi pubblici) in modo da fornire allo stesso le necessarie informazioni sulla qualità dell’acqua erogata dalla rete idrica. La proposta è di un solo articolo e prevede, a carico del gestore del servizio pubblico di acquedotto, di effettuare la caratterizzazione chimico-fisica delle acque mediante campioni prelevati alla sorgente dell’acquedotto e al rubinetto degli utenti con periodicità almeno bimestrale, secondo modalità stabilite d’intesa con gli enti locali interessati, e un’adeguata informazione sui risultati della caratterizzazione.
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