I quattro contendenti sono il sindaco di Firenze Matteo Renzi, il vicepresidente del Parlamento europeo Gianni Pittella, e i due deputati Pippo Civati e Gianni Cuperlo. Proprio quest’ultimo, sin dalle prime battute, pareva l’unico in grado di insidiare la cavalcata trionfale dell’ex candidato premier che, giusto dodici mesi fa, si arrendeva alla vittoria dell’allora segretario Pier Luigi Bersani.
Dopo la disfatta elettorale – perché di questo si è trattato – e lo psicodramma dei 101 che voltarono le spalle al fondatore Romano Prodi nei giorni delle elezioni al Quirinale, il Partito democratico ha aperto la fase congressuale. Le dimissioni immediate di Bersani la sera della bocciatura di Prodi al Colle diedero, di fatto, il via a un passaggio di consegne che si concluderà simbolicamente con l’incoronazione del futuro leader di partito.
Ormai più immerso nelle questioni nazionali che in quelle fiorentine, Renzi è parso a molti il volto ideale a guidare il nuovo Pd: giovane, ma già esperto, abile comunicatore e personaggio in ascesa in tutti i sondaggi di gradimento. All’interno del suo stesso partito, però, il primo cittadino toscano riscuote anche molte antipatie ed ecco che, dopo l’ex “amico” Civati, a sfidarlo per la segreteria è arrivato anche il dalemiano doc Gianni Cuperlo, mentre quella di Gianni Pittella sembra più che altro una candidatura di servizio.
Nelle settimane di avvicinamento alle primarie, il Pd è stato scosso dallo scandalo tesseramento, con iscrizioni gonfiate da nord a sud, piuttosto sospette in vista della consultazione interna. Così, da lunedì è stato bloccato l’accesso alle nuove iscrizioni, mentre si sono aperti i mini congressi di circolo.
I primi dati in arrivo dalle sezioni, parlano di un testa a testa proprio tra Renzi e Cuperlo, con Civati staccato e Pittella ultimo. A prima vista, sembra che il deputato riscuota di ampio credito tra i militanti di ferro, quelli che frequentano abitualmente le riunioni di partito e fanno dell’attività politica qualcosa di più di un passatempo.
Secondo i dati elaborati in tempo reale dal youtrend.it, infatti, allo stato attuale Renzi avrebbe un margine del 3% sull’inseguitore (42,35 a 39,2%) con Civati staccato al 15%. Insomma, una corsa incertissima dentro le mura dei circoli, che invece assume connotati ben diversi se rapportata alle intenzioni di voto generali riscontrate nei sondaggi.
E’ di qualche giorno fa, ad esempio, la rilevazione popolare di Demopolis per l’Espresso, dove Renzi risulta di gran lunga il preferito (66%), lasciando ai concorrenti solo le briciole. Certo, resta da vedere in quanti, domenica 8 dicembre, si recheranno nei seggi per votare – secondo lo stesso sondaggio, solo il 16% degli elettori Pd – in una tornata che lo ricordiamo, sarà aperta anche ai non iscritti.
Se quella di Matteo Renzi doveva essere una cavalcata trionfale, dunque, sulla sua strada si è frapposto il solito nemico sulle sue ambizioni di leader: quello steso partito che si propone di guidare.
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