La prima parola chiave di dieci è democrazia, secondo Bersani “dobbiamo sconfiggere l’idea che i nostri problemi possano essere risolti da un solo uomo al comando” e perché sia la democrazia a governare per il segretario del Pd è necessario rispettare la Costituzione, il che comporta un immediata e serrata lotta all’illegalità, all’evasione fiscale ma anche quei reati rivolti contro l’ambiente che deve essere una risorsa preziosa da custodire e non sperperare. Il rispetto della costituzione deve portare l’esecutivo ad essere un esecutivo costituente, dunque propositivo e fra queste proposizioni c’è la volontà di regolare il rapporto tra Stato, Regioni ed enti locali. Senza dimenticare che il conflitto d’interessi deve tornare di stretta attualità e deve essere risolto al pari della legislazione su antitrust, libertà di informazione e falso in bilancio.
La seconda idea bersaniana è meno concreta, “visione”, ed è in sostanza quella voglia di credere negli italiani tanto cara anche al suo rivale toscano; “crediamo negli italiani – afferma Bersani – e nel risveglio della fiducia collettiva, nel futuro degli italiani, dei più giovani e delle donne”. Niente favole per il segretario di Piacenza solo la voglia di coesione per ottenere tutti insieme il cambiamento dell’attuale realtà.
L’istruzione è da sempre un tema caro ai governi, soprattutto in fase propositiva, perché quando si tratta di tagli è uno dei primi ambiti che ne risente, il programma di Bersani non trascura questo settore; “istruzione e Ricerca sono gli strumenti più importanti per assicurare dignità al lavoro e combattere le disuguaglianze“. L’intenzione di rilanciare la formazione e l’università avviene per mezzo di misure finalizzate a combattere la dispersione scolastica, a tutelare il diritto allo studio e a reperire quei fondi necessari per la ricerca e l’innovazione.
Il quarto punto è rappresentato dallo sviluppo a cui va necessariamente accompagnato l’aggettivo sostenibile, il segretario del Pd è certo che per “vincere la sfida della globalizzazione è tornare a puntare sull’eccellenza del made in Italy”. Il rilancio del paese però deve avvenire mediante una politica industriale che abbia come priorità il rispetto dell’ambiente e che coinvolga nel processo di sviluppo anche l’agricoltura e i servizi.
L’Europa resta una priorità del programma bersaniano, gli stati uniti d’Europa sono una vera e propria necessità se l’Italia vuole riprendersi dalla crisi. Quindi è importante mantenere austerità ed equilibrio dei conti pubblici per garantire le richieste europee ma vanno affiancati a concetti come occupazione, investimenti e ricerca perché siano riempiti del giusto significato.
Sanità, formazione e sicurezza rientrano sotto la più generica dicitura beni comuni, e secondo Bersani devono “essere accessibili a tutti”. E’ fondamentale preservare “l’energia, l’acqua, il nostro patrimonio paesaggistico e culturale, il welfare come la formazione”, in ragione di ciò bisogna introdurre normative che definiscano i parametri della gestione pubblica o, in alternativa, i compiti delle autorità di controllo tutela delle finalità pubbliche dei servizi. “Sono essenziali maggior razionalità e valorizzazione del tessuto degli enti locali” i quali possono rivelarsi rimedio efficace contro la crisi piuttosto che una malattia da curare.
Il lavoro, forse anche per storia personale, è sicuramente uno dei temi più cari a Bersani che ne parla come di quel parametro “di tutte le politiche. Metteremo la creazione di nuovi posti di lavoro e la dignità del lavoratore al centro dell’azione del governo italiano ed europeo”. Gli intenti sono quelli di ridisegnare il sistema fiscale e contestualmente combattere la precarietà sovvertendo le politiche messe in atto dal governo di centro destra. La competitività non deve essere frutto dell’abbassamento delle condizioni dei lavoratori ma della loro capacità produttiva adeguatamente premiata ed incentivata.
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