In un primo momento, si era diffusa la voce che nel decreto in via di stesura al Ministero della Funzione pubblica si stesse ragionando su bandi ad hoc per i dipendenti pubblici con contratti a termine: insomma, una vera e propria via di accesso riservata, senza l’intralcio di candidati esterni in grado di soffiare il posto tanto ambito.
Già dalle battute seguenti, però, era apparso evidente che il testo in via di completamento richiedesse qualche ritocco prima della presentazione ufficiale, anche a seguito dello slittamento pre Ferragosto dopo la quasi certezza dell’arrivo in Consiglio dei ministri. Così, si è passati allo scorso venerdì, quando il decreto è stato stoppato nuovamente per ulteriori verifiche alle coperture fornite alle nuove regole di assunzione.
Quindi, ieri, la tanto attesa fumata bianca: decreto e ddl sono stati approvati dal Consiglio dei ministri, con il decreto stesso che si appresta alla pubblicazione immediata in Gazzetta Ufficiale.
Nella versione finale del testo, però – divenuto, nel frattempo un ddl – le misure introdotte per modificare l’iter dei concorsi pubblici hanno rivelato come il trattamento riservato ai precari fosse mitigato dalla divisione equa dei posti tra nuovi candidati e vecchie conoscenze della pubblica amministrazione.
Così, nel disegno di legge che finirà all’esame del Parlamento, viene messo in chiaro come il 50% delle posizioni aperte con un bando pubblico. Dunque, dobbiamo attenderci nei prossimi mesi un diluvio di concorsi per stabilizzare i precari e insieme portare dentro gli uffici un numero equivalente di nuovi addetti? Non proprio, anche perché per lo Stato sarebbe un costo assolutamente insostenibile.
Per la precisione, i precari della pubblica amministrazione in Italia sono oltre 155mila, di cui 86mila hanno contratto a tempo determinato, 42mila hanno rapporto co.co.co., 18mila sono gli addetti ai lavori socialmente utili e poco più che 9mila gli interinali, mentre qualche centinaia ha in essere un contratto di formazione.
Così, specifica il nuovo provvedimento del ministro D’Alia, per accedere ai posti riservati ai precari nei futuri concorsi pubblici, bisognerà aver maturato per lo meno 3 anni di carriera nella pubblica amministrazione nell’arco degli ultimi 5 solari, in svolgimento di un contratto a tempo determinato e senza aver lavorato presso organizzazioni di stampo politico.
Questo, il quadro, che verrà comunque tenuto d’occhio dalla cabina di regia ministeriale, che dovrà conoscere le esigenze dei singoli enti che richiedano di accedere ai posti riservati ai precari, previa dichiarazione motivata. Le selezioni potranno essere svolte entro il 31 dicembre 2015, data limite a cui è stata prorogata la validità delle graduatorie da cui molti atipici provengono. Resterà comunque possibile, entro la stessa data, ricorrere a contratti a temine per colmare vuoti di organico da parte degli enti territoriali. Scadute le graduatorie, poi, il bilanciamento tra precari ed esterni nei posti assegnati via concorso dovrebbe diventare la regola.
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