Si tratta di una disposizione contenuta nel decreto 179/2012, il quale, varato circa un anno fa, ormai sta per entrare in vigore con una delle sue previsioni più ostiche per le migliaia e migliaia di professionisti che si troveranno costretti ad adottarlo.
La norma, parte integrante del cosiddetto Decreto sviluppo bis, a ridosso della sua effettività, sta infatti subendo pesanti attacchi da parte del mondo professionale a tutte le latitudini, poiché, secondo le partite Iva, sarebbe nient’altro che un regalo alle banche. In sostanza, dal primo gennaio, a fini di pagamento, gli studi professionali potranno essere accostati in tutto e per tutto agli esercizi commerciali, oneri inclusi, ovviamente. E questa è la parte che proprio non va giù ai professionisti.
“L’installazione di un Pos costa in media un centinaio di euro – lamentano gli ingegneri – poi occorre pagare alla banca un canone mensile di circa 30 euro a cui si deve aggiungere una commissione che oscilla tra l’1 e il 3% per ogni pagamento eseguito con questo sistema”.
In sostanza, i costi fissi legati all’operaiozne Pos indispettiscono e non poco gli studi che dovranno accollarsi questo servizio, per consentire ai propri clienti di pagare tramite bancomat. Sarebbero in tutto 2 milioni e 300mila i professionisti iscritti ai vari ordini professionali che si troveranno obbligati a installare una postazione di pagamento elettronico in ufficio. La stima dei costi sostenuti in complesso dai professionisti nei confronti delle banche, ammonterebbe a circa 35 miliardi di euro annui: se la riforma del Pos finirà per essere attuata tra poco meno di un mese, a questi dovrà aggiungersi almeno mezzo miliardo, forse fino a 700 milioni.
Peccato, però, che il sistema in procinto di entrare in vigore per i professionisti presenti due limitazioni non da poco: da una parte, l’uso esclusivo del bancomat,, con inibizione delle carte di credito, e dall’altra, il tetto a cui sarebbero sottoposti i pagamenti tramite Pos a soli mille euro. Tutto ciò, sempre che la legge entri effettivamente in vigore: per l’ufficialità, servono infatti i decreti attuativi, che difficilmente vedranno la luce entro fine anno, visto l’ingorgo alle Camere.
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