Polizia Provinciale in transito verso i Comuni: modalità, conseguenze, eccezioni, polemiche

Il decreto enti locali (n. 78/2015, pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 19 giugno) ha sancito l’avvio del processo di transito di tutta la Polizia Provinciale nei comuni (Polizia Municipale). Tutto questo ha scatenato un putiferio inenarrabile, con i sindacati di Polizia assolutamente contrari ad un provvedimento che, di fatto, va a ‘cambiare’ e non di poco il tipo di lavoro da svolgere. Vediamo le immediate conseguenze del decreto.

Come funziona il transito

L’articolo 5 del decreto enti locali è quello che si occupa del tanto contestato trasferimento dei lavoratori della polizia provinciale ai Comuni. Nello specifico, si prevede che il personale appartenente ai Corpi ed ai servizi di polizia provinciale di cui all’articolo 12 della legge 7 marzo 1986, n. 65, transiti nei ruoli degli enti locali per lo svolgimento delle funzioni di polizia municipale, anche in deroga ai vincoli di spesa del personale e delle assunzioni.

Si parte sempre dal limite della relativa dotazione organica e della programmazione triennale dei fabbisogni di personale. In altre parole: sì ai trasferimenti da Polizia provinciale a Polizia Locale, ma solo in presenza di un vero e proprio fabbisogno dell’ente locale. Nei comuni più piccoli, quindi, che si fa? Nulla.

La legge specifica che i passaggi sono “in deroga alle vigenti disposizioni in materia di limitazioni alle spese e alle assunzioni di personale“. Molti si chiedono: queste deroghe diventeranno definitive oppure, come già paventato dalla circolare n. 1/2015, si assorbiranno con i margini degli anni futuri?

Per favorire i trasferimenti da Polizia Provinciale a Polizia Locale ed evitare azioni elusive, viene previsto un vero e proprio divieto (pena la nullità delle assunzioni) di reclutare con modi diversi, personale da destinare allo svolgimento delle funzioni di polizia locale con qualsiasi tipologia contrattuale, fino a quando non vi sarà il totale riassorbimento dei corpi provinciali.

Il paradosso degli stagionali

Quindi il decreto enti locali sancisce anche l’impossibilità, da parte dei comuni, di assumere vigili stagionali: per questa necessità infatti le amministrazioni locali devono fare ricorso esclusivamente al personale della polizia provinciale: la violazione di tale principio è sanzionata con la nullità del rapporto.

Ricapitolando: fatti salvi i casi in cui i vigili stagionali siano già stati assunti prima della entrata in vigore del provvedimento, cioè prima di sabato 20 giugno, non è possibile assumerne altri ma bisogna rivolgersi al ‘serbatoio’ degli esuberati della Polizia Provinciale.

Le polemiche e la manifestazione di Roma

E’ in corso di svolgimento a Roma (Piazza Montecitorio) la mobilitazione organizzata da CGIL, CISL e UIL contro il decreto enti locali. Secondo l’AIPP (Associazione Italiana Agenti e Ufficiali di Polizia Provinciale) il decreto “obbligherebbe il personale delle polizie provinciali a transitare, senza criteri e tempi certi, nei ruoli delle polizie municipali, e per giunta nei soli comuni con eventuali vuoti d’organico e quindi a macchia di leopardo, fermi restando i vincoli del patto di stabilità“.

Nel comunicato stampa si precisano le motivazioni della contrarietà al decreto: “Personale di polizia locale con un bagaglio professionale focalizzato sui controlli ambientali, sulla vigilanza in campo faunistico-venatorio, sul presidio di aree rurali, lacustri e montane, verrebbe così disperso a casaccio alla ricerca di eventuali bandi di mobilità per agenti di polizia municipale; i due mestieri hanno pochissimi punti di contatto e mille differenze operative, nonché diversa scala territoriale di intervento“.

Nel frattempo, quindici associazioni di protezione ambientale (tra cui WWF, LIPU, LAC, Pro Natura, Legambiente) si sono pubblicamente rivolte al Governo proponendo, in alternativa, di regionalizzare
le funzioni attuali delle polizie provinciali, mantenendo l’integrità delle funzioni di presidio del territorio extraurbano, di lotta al bracconaggio e agli inquinamenti, di controllo del ciclo dei rifiuti e del relativo trasporto, di tutela del patrimonio naturale.

Il comunicato stampa dell’AIPP si chiude con una richiesta precisa, ossia che le scelte ”sul destino professionale dei 2.700 dipendenti in uniforme delle Province che svolgono funzioni di polizia locale ed ambientale” siano più logiche e “auspica che il Senato, ove inizia la prossima settimana l’iter di conversione del Decreto-Legge 78, apporti assieme al Governo gli opportuni correttivi preservando l’unitarietà dei corpi e la prosecuzione di funzioni specializzate non surrogabili da altre Forze. L’AIPP ribadisce che quello delle mura comunali è l’ambito più inopportuno per l’espletamento delle indagini e dei compiti di polizia giudiziaria in materia di uso del suolo, cave, vincoli paesistici ed idrogeologici, vigilanza su caccia e pesca, prevenzione del fenomeno delle discariche e degli sversamenti inquinanti illeciti“.

Matteo Peppucci

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