Quindi definisce il Piano “una priorità, una grande infrastruttura per il nostro paese, e l’evento sismico di questi giorni ne ha richiamato la necessità”.
Secondo il Ministro il piano per la sicurezza del suolo potrebbe essere sostenuto “sia con risorse pubbliche che con investimenti privati agevolati” e ribadisce: “Del Piano nazionale per la sicurezza del territorio ho iniziato a parlare a novembre, appena insediato e contestualmente ai disastri delle Cinque Terre, della Lunigiana e in Sicilia”.
Non possiamo che condividere l’analisi del Ministro Clini.
Che si passi davvero però dalle parole alle iniziative concrete.
Il rischio – è proprio il caso di dirlo – è quello che l’analisi si esaurisca con il trascorrere dei giorni che fanno progressivamente venir meno i riflettori dai luoghi del disastro del terremoto dell’Emilia Romagna, Veneto e Lombardia.
Lo si ricava indirettamente dalle stesse dichiarazioni.
“…contestualmente ai disastri delle Cinque Terre, della Lunigiana e in Sicilia…” e adesso del terremoto.
Finalmente però si parla di un piano urgente per la messa in sicurezza del nostro disastrato territorio, come di “una grande infrastruttura”.
Intanto, ovunque si moltiplicano grafici e drammatici annunci sull’antisismicità delle abitazioni italiane: ben il 70% non reggerebbe ad un terremoto!
Che dagli annunci, dagli allarmi, dalle analisi di esperti reali o improvvisati che imperversano in ogni trasmissione televisiva dopo ogni disastro, si passi a progettare interventi a medio e lungo termine per cercare di non dovere, dopo ogni evento, fare la conta dei morti, avviare i procedimenti penali per disastro colposo e così di seguito.
Intanto il Consiglio dei Ministri ha adottato ulteriori misure per l’emergenza terremoto:
1. è stato esteso lo stato di emergenza alle Province di Reggio Emilia e Rovigo. Ai Presidenti delle Regioni interessate sono affidati i compiti di Commissario per la ricostruzione. Ai Sindaci dei Comuni colpiti dal sisma sono affidate le funzioni di Vice Commissari;
2. La dichiarazione di una giornata di lutto nazionale per lunedì 4 giugno.
3. Sono state rinviate a settembre le scadenze dei versamenti fiscali e contributivi;
4. Sono state inoltre previste le seguenti misure:
la concessione di contributi a fondo perduto per la ricostruzione e riparazione delle abitazioni danneggiate dal sisma, per la ricostruzione e la messa in funzione dei servizi pubblici (in particolare le scuole), per gli indennizzi alle imprese e per gli interventi su beni artistici e culturali;
l’individuazione di misure per la ripresa dell’attività economica. In particolare sono previsti un credito agevolato su fondo di rotazione Cassa Depositi e Prestiti e sul Fondo di garanzia del Ministero dello sviluppo economico;
la delocalizzazione facilitata delle imprese produttive nei territori colpiti dal terremoto;
la proroga del pagamento delle rate del mutuo e la sospensione degli adempimenti processuali e dei termini per i versamenti tributari e previdenziali, degli sfratti;
la deroga del Patto di stabilità, entro un limite definito per i Comuni, delle spese per la ricostruzione.
A copertura di questi interventi è stato deciso l’aumento di 2 centesimi dell’accisa sui carburanti per autotrazione così come l’utilizzo di fondi resi disponibili dalla spending review.
E’ in corso il dibattito parlamentare per la conversione del Decreto Legge 15 maggio 2012 n. 59 “Disposizioni urgenti per il riordino della Protezione Civile”, entrato in vigore il 17 maggio.
E’ il momento di affrontare compiutamente e senza procedure d’urgenza il tema della gestione della fase successiva alle emergenze come ha ben ricordato il Capo del Dipartimento della Protezione Civile Gabrielli “Mancano poche settimane alla conversione del decreto sulla riforma della Protezione Civile e il più grande sforzo sarà quello di ridisegnare tutta la fase successiva ai giorni dell’emergenza di un disastro naturale. Al momento il capitolo che dovrà regolare la fase della ricostruzione non è stato ancora scritto. Il ridisegno normativo non riguarderà la prima parte relativa alla gestione dell’emergenza ma punterà a riorganizzare gli interventi dopo i primi cento giorni dall’evento naturale. Credo che tempistica migliore o peggiore, a secondo dei punti di vista, non poteva essere scelta per il varo di questa legge. Il Parlamento sarà chiamato a convertire il decreto a ridosso di questo evento sismico e dare un’indicazione non chiara sarà una forte responsabilità da parte di chi dovrà dare il proprio consenso a questo intervento normativo”.
Ma non si può più rinviare la programmazione di interventi strutturali.
A ribadirlo è anche l’Ance, come aveva già sottolineato in relazione alla ricostruzione dopo il terremoto dell’Aquila, ricordando che troppo spesso queste tragedie mettono in luce che è venuta a mancare la prevenzione e la manutenzione del territorio. “Non si può vivere con la logica dell’emergenza – dichiara il presidente dell’Ance Paolo Buzzetti – gli eventi ci hanno dimostrato che costa molto di più in termini di vite umane, danni al patrimonio, risorse spese (160 mld di euro il costo dei terremoti negli ultimi 50 anni), intervenire per ricostruire piuttosto che programmare per tempo e in una logica di lungo termine gli interventi necessari per la manutenzione degli edifici e del territorio”. “La messa in sicurezza del suolo e l’adeguamento sismico degli edifici costituiscono la più grande infrastruttura per il Paese. E’ un’azione che va intrapresa – ha aggiunto Buzzetti – soprattutto considerando che il 62% delle abitazioni esistenti risulta costruito prima del 1972 e quindi senza il rispetto delle norme sismiche”.
Dopo un terremoto o un’alluvione sono tutti contro il consumo di suolo e la cementificazione. Tutti a favore della messa in sicurezza del territorio, del recupero del patrimonio esistente.
Ma c’è davvero consapevolezza di tale urgenza?
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