Ebbene, il direttore sostiene il falso. Solo pochi giorni fa infatti l’On. Enrico Zanetti, Vicepresidente della Commissione Finanze alla Camera, ha depositato un’interrogazione parlamentare tramite cui chiede di modificare la convenzione tra Ministero delle Finanze ed Agenzia delle Entrate sulla remunerazione incentivante dei controllori fiscali. Il parlamentare, che sconfessa con numeri alla mano le dichiarazioni di Befera, lamenta la presenza di un meccanismo perverso che trasforma la mission dell’Agenzia da quella di “cercare gli evasori” a quella di “trovare gli evasori”, premiando i dipendenti dell’agenzia anche quando essi portano avanti indagini che si dimostrano infondate.
Si riporta il testo dell’interrogazione:
“Premesso che:
– la remunerazione dei dirigenti di prima fascia dell’Agenzia delle Entrate si compone di stipendio tabellare (55.397,39 euro), retribuzione di posizione fissa (36.299,70 euro), retribuzione di posizione variabile (da un minimo di 34.218,10 a un massimo di 163.729,00 euro) e retribuzione di risultato (da un minimo di 27.887,68 a un massimo di 107.981,43 euro), tale per cui detta remunerazione complessiva oscilla da un minimo di 153.802,87 euro a un massimo di 363.407,52;
– la remunerazione dei dirigenti di seconda fascia dell’Agenzia delle Entrate si compone di stipendio tabellare (43.310,90 euro), retribuzione di posizione fissa (12.155,61 euro), retribuzione di posizione variabile (da 6.713,94 euro per un dirigente di 4^ livello a 33.569,70 euro per un dirigente di 1^ livello) e retribuzione di risultato (da un minimo per un dirigente di 4^ livello di 5.690,12 euro a un massimo per un dirigente di 1^ livello di 25.483,11 euro), tale per cui tale remunerazione complessiva oscilla da un minimo di 67.870,57 a un massimo di 114.519,31 euro);
– ai fini del diritto alla percezione della retribuzione di risultato, la Convenzione tra MEF e Agenzia delle Entrate fissa una serie di obiettivi incentivati che devono essere raggiunti, suddivisi tra obiettivi “area controlli”, obiettivi “area servizi” e obiettivi “area staff”, attribuendo ad ogni obiettivo uno specifico punteggio;
– tra questi obiettivi incentivati si annoverano anche: a) un incasso da versamenti diretti e da ruoli pari almeno a 10,2 miliardi di euro, derivante dall’azione complessiva dell’Agenzia per il contrasto degli inadempimenti dei contribuenti; b) una percentuale pari almeno al 59% di pronunce in tutto o in parte favorevoli all’Agenzia nei vari gradi di giudizio, sul totale di pronunce divenute definitive nell’anno corrente;
– considerata l’aleatorietà intrinseca dell’attività di controllo, la previsione di un obiettivo quantitativo di tipo monetario (il riscosso per il tramite dell’attività dell’Agenzia), per altro con il peso maggiore tra quelli assegnati ai diversi obiettivi incentivati, pare a dir poco incoerente e suscettibile di trasformare la mission dell’Agenzia da quella di “cercare gli evasori” a quella di “trovare gli evasori” (e, quando il compito non è cercare, ma trovare, imbattersi in contribuenti onesti può diventare una diseconomia operativa rispetto agli obiettivi incentivati da “correggere” forzando magari pro fisco alcune interpretazioni);
– lascia inoltre significativamente perplessi che l’obiettivo correlato alla percentuale di vittorie dell’Agenzia in sede contenziosa sia considerato soddisfacente quando la percentuale, comprese le vittorie soltanto parziali, raggiunge il 59%, posto che ciò implica un giudizio di soddisfazione in un contesto in cui l’Agenzia si trova a soccombere integralmente nel 41% dei casi, essendo invece chiaro che di fronte a percentuali di soccombenza integrale superiori al 20 – 25% bisognerebbe implementare un meccanismo penalizzante piuttosto che premiante;
– altro aspetto che appare delicato è quello della ripartizione a livello locale degli obiettivi nazionali, atteso che la loro suddivisione e ripartizione con riferimento al singolo ufficio (e, quindi, al singolo dirigente) avviene sulla base di criteri che non sono pubblicizzati all’esterno e di difficile individuazione e ricostruzione anche da parte di coloro che sono oggetto della valutazione con il sistema interno all’Agenzia denominato SIRIO;
Tutto ciò premesso si chiede
se il Ministero dell’Economia, precisando in tal senso che si è interessati a conoscere il parere del Ministero e non dell’Agenzia delle entrate, non ritenga opportuno rivedere quanto prima la convenzione tra MEF e Agenzia delle entrate, nella parte connessa all’individuazione degli obiettivi incentivati che rilevano ai fini della parte variabile della remunerazione dei dirigenti dell’Agenzia delle entrate, al fine di ridurre la sua potenzialità di fattore di aggravamento del tasso di litigiosità tra Fisco e contribuenti e al fine di accrescere la trasparenza nei rapporti interni all’Agenzia delle entrate, agendo con modifiche alla Convenzione lungo queste tre direttrici: a) eliminazione dell’obiettivo monetario quantitativo e sua sostituzione con altri obiettivi più consoni alla reale mission che lo Stato affida all’Agenzia delle entrate nell’interesse dei cittadini; b) rimodulazione dell’obiettivo connesso agli esiti del contenzioso in corrispondenza di soglie significativamente più elevate, prevedendo altresì forme di penalizzazione ove la percentuale di pronunce integralmente a favore dei contribuenti superi il 20-25% del totale; c) condivisione e chiara esplicitazione dei criteri di suddivisione a livello locale e di singoli uffici degli obiettivi individuati a livello nazionale.”
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