Permessi allattamento: guida pratica alla domanda e utilizzo

Paolo Ballanti 04/09/24
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Come funzionano i permessi allattamento? Il Decreto legislativo 26 marzo 2001 numero 151 “Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità” prevede l’obbligo in capo al datore di lavoro (articolo 39) di riconoscere alle lavoratrici madri ore di riposo con retribuzione a carico dell’Inps.

I periodi in questione sono equiparati ai fini retributivi alle ore ordinarie di lavoro e assicurano alla lavoratrice il diritto ad uscire dall’azienda. I riposi, detti anche “permessi allattamento”, possono essere eventualmente goduti dal padre lavoratore. 

Analizziamo la questione in dettaglio. 

Indice

A chi spettano i permessi allattamento?

I permessi allattamento (o riposi giornalieri) spettano alla madre o al padre con un valido rapporto di lavoro dipendente in corso, a patto che il minore sia vivente. Il padre può richiedere il riposo giornaliero, in alternativa alla madre, esclusivamente nelle seguenti ipotesi:

  • Affidamento del figlio al solo padre o morte / grave infermità della madre;
  • Richiesta di fruire dei permessi in alternativa alla madre lavoratrice dipendente che non se ne avvale;
  • Madre lavoratrice autonoma o casalinga, in quanto non avente diritto ai permessi stessi. 

In ciascuna delle ipotesi descritte, alla domanda (da presentare al datore di lavoro e all’Inps) il padre deve allegare (oltre al certificato di nascita da cui risulta la paternità e la maternità):

  • Certificazione o dichiarazione sostitutiva di morte della madre ovvero certificazione sanitaria attestante la grave infermità, nonché provvedimento formale da cui risulti l’affidamento esclusivo del bambino al padre;
  • Dichiarazione della madre che attesti di non fruire delle ore di riposo, confermata dal datore di lavoro;
  • Dichiarazione della madre relativa alla sua attività di lavoro non dipendente. 

Il padre lavoratore non può avvalersi dei permessi se la madre lavoratrice dipendente si trova in astensione obbligatoria o facoltativa o non sfrutta i riposi perché assente dal lavoro a causa di aspettativa, permessi non retribuiti o pause lavorative per part-time verticale. 

Quando spettano i permessi allattamento?

I permessi giornalieri possono essere fruiti nel primo anno di vita del bambino

Permessi allattamento: quante ore spettano

I permessi spettanti ai lavoratori non possono eccedere i limiti descritti in tabella:

Orario di lavoro giornaliero del beneficiarioDurata del permesso
Pari o superiore a sei oreDue ore (due riposi di un’ora ciascuno, anche cumulabili)
Inferiore a sei oreUn’ora corrispondente a un riposo

Se il datore di lavoro ha istituito in azienda o nelle immediate vicinanze un asilo nido o altra struttura idonea, i periodi di riposo sono ridotti a mezz’ora ciascuno

Permessi allattamento in caso di parto gemellare

Per gli eventi di parto gemellare, qualunque sia il numero dei figli nati, i periodi di riposo sono raddoppiati

Orario giornaliero di riferimento

Per stabilire quante ore al giorno spettano di permessi è necessario fare riferimento all’orario di lavoro della persona. A tal proposito il valore da assumere è rappresentato dall’orario contrattualmente previsto nella lettera di assunzione (o nelle intese successivamente intercorse) nella giornata interessata. 

Da notare che i permessi spettano anche ai lavoratori part-time, tenuti a effettuare una sola ora di lavoro nel corso della giornata

Permessi allattamento: come si richiedono

A differenza di altri periodi di assenza retribuiti dall’Inps, per i quali è necessario presentare apposita domanda all’Istituto, per godere dei riposi giornalieri è sufficiente che il lavoratore trasmetta una comunicazione scritta al datore di lavoro

La missiva può essere trasmessa, in alternativa:

a patto che pervenga al datore di lavoro prima del periodo di riposo dell’interessato. I dati dei lavoratori che fruiscono dei riposi giornalieri vengono poi comunicati dal datore di lavoro all’Inps nella denuncia mensile trasmessa all’Istituto in via telematica con modello UniEmens. 

Un’eccezione a quanto appena descritto riguarda i lavoratori che ricevono le somme a carico dell’Inps non in busta paga ma direttamente dall’Istituto stesso. Per questi, oltre alla comunicazione all’azienda è previsto l’invio di un’apposita istanza all’Inps, trasmessa (prima dell’inizio dell’assenza) attraverso la piattaforma telematica disponibile collegandosi a “inps.it – Lavoro – Indennità per riposi giornalieri per padri e madri dipendenti” (necessario il possesso delle credenziali SPID, CIE o CNS). 

In alternativa all’invio in autonomia sul sito Inps è possibile:

  • Chiamare il Contact center dell’Istituto al numero 803.164 (gratuito da rete fissa) o lo 06.164.164 da rete mobile;
  • Avvalersi dei servizi degli Enti di Patronato. 

I dipendenti che devono comunicare l’assenza anche all’Inps sono:

  • Lavoratori agricoli;
  • Lavoratori dello spettacolo con contratto a termine o saltuari;
  • Lavoratori per i quali l’Inps effettua il pagamento diretto della cassa integrazione, anche se in deroga. 

Permessi allattamento: come vengono retribuiti

La retribuzione spettante per i periodi di assenza del lavoratore a titolo di riposi giornalieri è interamente a carico dell’Inps. Le somme vengono anticipate dal datore di lavoro in busta paga, salvo poi essere dallo stesso recuperate in sede di versamento dei contributi all’Inps con modello F24. 
Le ore di riposo vengono retribuite come normale orario di lavoro

A tal proposito si calcola il compenso orario, maggiorato dei ratei delle mensilità aggiuntive (tredicesima ed eventuale quattordicesima). Il risultato è poi moltiplicato per le ore di permesso fruite dal lavoratore.  Trattandosi di somme a carico dell’Inps, sono imponibili esclusivamente ai fini fiscali, per il calcolo delle ritenute a carico del dipendente a titolo di Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (Irpef) e relative addizionali regionali e comunali. Escluso, al contrario, l’assoggettamento ai contributi previdenziali e assistenziali a carico azienda e dipendente. 

Cosa succede se il datore di lavoro non concede i permessi?

Il datore di lavoro che, a seguito di apposita domanda presentata dal lavoratore, non consente la fruizione dei permessi giornalieri incorre in una sanzione amministrativa da 516,00 a 2.582,00 euro

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