Permessi 104: la guida completa all’agevolazione

Paolo Ballanti 07/02/20
La guida completa ai permessi 104. I lavoratori disabili o i familiari di persona con handicap grave hanno necessità di assentarsi dal lavoro per prestare assistenza o dedicarsi ai necessari trattamenti sanitari. La normativa interviene riconoscendo ore o giorni di permesso totalmente a carico dell’INPS, altrimenti non retribuiti dall’azienda.

La legge in questione è la Legge 104 del 1992 e i permessi spettano, oltre ai disabili stessi, a genitori, coniuge e parenti entro il secondo grado dell’assistito.

Nelle righe che seguono cercheremo di fare una panoramica completa dei permessi 104, rispondendo alle domande e ai dubbi più frequenti.

> Tutto sulla Legge 104 <

Permessi 104: chi può chiederli 

La legge n. 104/92 introduce permessi retribuiti in favore dei familiari della persona disabile che presenti una minorazione fisica, psichica o sensoriale con le caratteristiche della gravità, tale da rendere necessaria un’assistenza permanente, globale e continuativa.

I permessi spettano nel limite di 3 giorni al mese (anche continuativi) in favore di:

  • Genitori (anche se adottivi o affidatari);
  • Coniuge (o parte dell’unione civile);
  • Convivente;
  • Parenti e affini entro il 2° grado.

Il diritto ai permessi si estende ai parenti o affini entro il 3° grado se i genitori, il coniuge, la parte dell’unione civile o il convivente hanno compito 65 anni di età ovvero sono anch’essi affetti da patologie invalidanti a carattere permanente, sono deceduti o mancanti.

In alternativa ai 3 giorni mensili, i genitori del figlio disabile di età inferiore ai 3 anni possono scegliere:

  • Di prolungare il congedo parentale fino a 3 anni (da godere entro i 12 anni);
  • Di fruire di 2 ore di permesso giornaliero.

I genitori del figlio disabile di età compresa tra i 3 e i 12 anni possono scegliere tra il prolungamento del congedo parentale o i 3 giorni al mese di permesso retribuito.

Dal momento in cui il figlio compie 12 anni i genitori possono richiedere solamente i 3 giorni al mese.

> legge 104: tutte le agevolazioni e come richiederle <

Permessi 104: come fare domanda 

Per godere dei permessi 104 è necessario presentate apposita domanda all’Inps in modalità telematica, allegando i documenti comprovanti la disabilità. Eventuali variazioni rispetto a ciò che è stato inizialmente comunicato devono essere portate a conoscenza dell’Istituto entro 30 giorni.

Le modalità di richiesta autorizzazione sono le seguenti:

  • Online – servizi telematici accessibili direttamente dal cittadino tramite PIN attraverso il portale dell’Istituto – servizio di “Invio OnLine di Domande di Prestazioni a Sostegno del Reddito”;
  • tramite Patronati – attraverso i servizi telematici offerti dagli stessi;
  • tramite Contact Center Multicanale – attraverso il numero 803164 gratuito riservato all’utenza che chiama da telefono fisso e il numero 06164164 con tariffazione a carico dell’utenza chiamante abilitato a ricevere esclusivamente chiamate da telefoni cellulari.

Una volta ottenuto il nulla osta dall’Inps, il dipendente può assentarsi dal lavoro per prestare assistenza al familiare. La retribuzione dei giorni di permesso è totalmente a carico dell’Istituto.

Il datore deve solo anticiparla in busta paga per poi recuperare il tutto sui contributi da versare all’INPS con modello F24 entro il giorno 16 del mese successivo quello di competenza.

> verbale 104: cos’è, cosa accerta e come far ricorso <

Permessi 104: chi non può chiederli 

Purtroppo non tutti possono avvalersi dei Permessi ai sensi della Legge 104. Restano fuori da questa agevolazione:

  • i lavoratori a domicilio,
  • gli addetti ai lavoro domestici e familiari,
  • i lavoratori agricoli a tempo determinato occupati a giornata, né per se stessi né in qualità di genitori o familiari,
  • i lavoratori autonomi,
  • i lavoratori parasubordinati.

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Il lavoratore può assistere più familiari?

Il singolo dipendente può ottenere i permessi 104 per assistere più familiari. Non è invece possibile il contrario: i permessi possono essere riconosciuti ad un unico lavoratore per lo stesso disabile, cosiddetto principio del “referente unico”.

I genitori possono assistere lo stesso figlio?

In deroga al principio del “referente unico”, i genitori possono godere, alternativamente, dei permessi per assistere lo stesso figlio.

Il lavoratore può assistere il familiare già titolare dei permessi?

Il lavoratore disabile può ottenere i permessi 104 anche se un suo familiare lo assiste beneficiando anch’egli dei benefici INPS. Parimenti, il disabile che già fruisce dei permessi per sé stesso può ottenerli anche per prestare assistenza a un familiare.

Si rammenta che, mentre il familiare può godere dei permessi nel limite massimo di 3 giorni al mese, il disabile può scegliere tra:

  • 2 ore giornaliere;
  • 3 giorni al mese continuativi o frazionati.

La tipologia di permesso può essere modificata da un mese all’altro, previa comunicazione all’INPS. Al verificarsi di esigenze improvvise e non prevedibili all’atto della richiesta, il dipendente può eccezionalmente variare il tipo di permesso all’interno dello stesso mese.

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Lavoro part time: quanti permessi 104 spettano?

I dipendenti part-time hanno diritto allo stesso numero di ore / giorni di permesso 104 spettanti ai full-time. Pensiamo a un lavoratore disabile part-time 20 ore settimanali, dal lunedì al venerdì. Questi potrà godere di 2 ore al giorno di permesso 104 o, in alternativa, assentarsi per 3 giorni al mese, alla stregua dei colleghi a tempo pieno.

I permessi 104 spettano solo ai lavoratori dipendenti?

Sì, i permessi 104 spettano ai soli lavoratori dipendenti, con esclusione di lavoratori autonomi, collaboratori coordinati e continuativi, tirocinanti.

Ferie e permessi possono cumularsi con i permessi 104?

In linea di principio il lavoratore o i genitori che fruiscono dei permessi orari non possono assentarsi nella stessa giornata per ferie o permessi retribuiti, salvo condizioni di maggior favore applicate dall’azienda.

Discorso diverso per i permessi giornalieri. Se il dipendente ha un’effettiva e urgente necessità di dedicarsi alle cure per sé stesso o all’assistenza di un familiare durante la chiusura aziendale o le ferie programmate, i permessi 104 interrompono il godimento delle ferie e si sostituiscono alle stesse.

I permessi 104 possono cumularsi con l’allattamento?

Il medesimo genitore può ottenere sia i permessi 104 ad ore se il figlio ha un’età inferiore ai 3 anni che i permessi per allattamento per l’altro figlio. Non è possibile invece cumulare per lo stesso figlio sia i permessi 104 che l’allattamento.

I permessi 104 possono cumularsi con il congedo parentale?

Lo stesso genitore non può fruire nella medesima giornata del congedo parentale e dei permessi 104. E’ possibile invece per un genitore godere del congedo parentale mentre l’altro è in regime di permessi.

Quanti permessi spettano per i gemelli?

In caso di parto gemellare, i permessi 104 spettanti raddoppiano.

Cosa rischiano i “furbetti dei permessi”?

Parliamo ora di sanzioni per i furbetti della legge 104. L’utilizzo dei permessi per finalità estranee a quelle sanitarie o di cura del disabile ovvero per assistere il familiare integra un comportamento sanzionabile da parte del datore di lavoro e dell’INPS, quale soggetto che si fa carico in ultima istanza della retribuzione.

L’azienda, nel rispetto di quella che è la procedura di contestazione disciplinare, può irrogare sanzioni che vanno dall’ammonizione scritta sino alla sospensione dal lavoro o addirittura il licenziamento per giusta causa (queste ultime due ricorrono in particolar modo nei casi di recidiva).

Sono comunque il contratto collettivo applicato e il codice disciplinare a stabilire la sanzione da comminare per ogni singolo comportamento del dipendente.

Possibile anche una richiesta di risarcimento per i danni subiti dall’azienda a livello organizzativo e produttivo, a causa dell’indebita assenza del lavoratore.

Oltre alle sanzioni disciplinari chi abusa dei permessi si espone anche a possibili azioni da parte dell’INPS. In particolare:

  • Revoca del diritto di fruire dei permessi;
  • Recupero di quanto già erogato e comunicazione al datore di lavoro per evitare che anticipi le somme per altri permessi fruiti dopo la revoca.

Da ultimo, il dipendente rischia la denuncia per il reato di truffa ai danni dello Stato disciplinata dall’art. 316 ter del Codice penale, posto che l’INPS è un ente pubblico. L’articolo in questione prevede la reclusione da sei mesi a tre anni. Tuttavia, se la somma indebitamente percepita è pari o inferiore 3.999,96 euro al dipendente si applica una sanzione amministrativa da 5.164,00 a 25.822,00 euro.

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