Per tutte le ultime notizie si consiglia lo SPECIALE SU RIFORMA PENSIONI: LE NUOVE PROPOSTE
Quella che al momento continua a rimanere la proposta più accreditata è quella del meccanismo dell’anticipo pensionistico o prestito previdenziale, il cosiddetto APE, a sua volta accompagnato dalla rendita integrativa temporanea anticipata (RITA).
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Da un lato, quindi, l’intento del Governo è quello di intervenire sulla previdenza obbligatoria con azioni ad impatto zero, dall’altro, di agire sulla previdenza complementare con misure destinate a colmare le ripercussioni negative che la flessibilità in uscita avrà sulla pensione.
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Rientrano, poi, nel pacchetto delle proposte al vaglio:
– la proroga dell’Opzione donna;
– la riforma del riscatto della laurea.
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APE: come funziona?
Il nuovo strumento dell’APE ricalca la struttura del prestito pensionistico che, per i primi 3 anni, ossia dal 2017 al 2019, avrà carattere sperimentale. I lavoratori interessati che possiedono i requisiti, grazie all’APE, avranno così modo di anticipare la pensione (fino ad un massimo di 3 anni dal requisito dell’età di vecchiaia) in maniera ridotta, erogata dalle banche mediante l’INPS.
Una volta raggiunti i requisiti per la pensione, i lavoratori che hanno usufruito dell’APE dovranno restituire il prestito pensionistico, sempre mediante l’INPS, a rate che saranno trattenute sull’assegno pensionistico. In caso di decesso del percipiente dovrebbe essere prevista un’apposita copertura assicurativa.
Allo scopo di alleggerire l’onere per il lavoratore percipiente si delinea anche la possibilità di specifiche detrazioni fiscali, più elevate per i redditi minori e i disoccupati di lungo periodo con una riduzione fino ad un completo azzeramento, per redditi maggiori e volontarietà dell’accesso all’APE, con onere a carico delle aziende qualora vi siano percorsi di ristrutturazione.
APE: chi può richiederlo?
Si tratta di uno strumento selettivo che potrà essere fruito da categorie destinatarie differenti e diverso trattamento sulla base della rispettiva categoria di appartenenza, degli anni di anticipo dell’uscita dal mondo del lavoro e della situazione legata al reddito.
Tra queste categorie rientrano:
– disoccupati di lungo periodo;
– lavoratori interessati da crisi aziendali;
– accesso su base volontaria.
RITA: di cosa si tratta?
Lo strumento cosiddetto RITA, ossia la rendita integrativa temporanea anticipata, rappresenta il nuovo istituto, in vigore in teoria dal 2017, destinato ai lavoratori over 63 (quindi i nati negli anni 1951, 1952 e 1953) che, avendo i relativi requisiti, vogliono beneficiare dell’APE e abbiano già aderito ad una forma previdenziale complementare.
In questo modo al lavoratore aderente verrebbe consentito di percepire in anticipo parte della pensione integrativa in modo tale da ammortare l’impatto finanziario del prestito previdenziale.
Riforma pensioni: al lavoro sulle altre proposte, quali?
1) Altra proposta di flessibilità in uscita riguarda l’anticipo della pensione fino a 4 anni rispetto ai requisiti attualmente previsti per la pensione di vecchiaia, prevedendo una penalizzazione al momento ipotizzata tra il 2 e il 4% per ciascun anno di anticipo, fino ad un massimo dell’8%.
2) Si parla, poi, della proroga dell’Opzione donna, prevedendo un’estensione anche alla platea degli uomini, e la pensione computata interamente con il sistema contributivo.
3) Spunta, infine, anche l’ipotesi di un restyling del riscatto della laurea con la facoltà di poter scegliere non solo il numero degli anni da recuperare, ma anche l’importo da versare.
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