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Tra le varie proposte continua a pesare quella del presidente dell’Inps, Tito Boeri, che ha dichiarato: “Il punto di partenza è che noi vogliamo rendere il sistema non soltanto finanziariamente ma anche socialmente sostenibile. Se il patto tra generazioni non viene percepito come equo questo patto rischia di non reggere. Inoltre, la proposta taglierebbe il debito pensionistico, alleggerendo il fardello che grava sui giovani”.
Con il documento intitolato “Non per cassa, ma per equità” Boeri avanza una serie di misure, tra cui l’introduzione di un reddito minimo garantito per gli over 55enni, finanziato tramite il ricalcolo dei trattamenti in essere per 230mila famiglie ad alto reddito.
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Come specificato dallo stesso presidente dell’Inps: “Sotto i 3.500 euro lordi la proposta non prevede nessun intervento. Inoltre una persona soggetta interamente al sistema contributivo non deve temere nulla. Più alta è la quota del contributivo minore è l’entità degli interventi. Tra i 3.500 e i 5.000 euro – prosegue Boeri – non prevediamo tagli, il peggio che può accadere è che la pensione non venga indicizzata all’inflazione”.
Per il numero uno dell’Inps, l’insoddisfazione crescente dei pensionati italiani è pienamente comprensibile dal momento che i meccanismi di indicizzazione, nel giro degli ultimi 24 anni, sono stati cambiati ben 10 volte. E’ per questo motivo, riferisce Boeri che “Noi andiamo a colpire 230mila soggetti (pensioni d’oro), su una platea di 16 milioni di pensionati, essendo quindi molto poche le persone. Persone che hanno delle pensioni alte e che dunque possono in qualche modo permetterselo. E al tempo stesso persone che hanno delle pensioni molto più alte di quelle che sarebbero giustificate alla luce dei contributi che hanno versato. Gente che è andata in pensione presto rispetto all’età pensionabile”.
“La povertà è un problema serissimo. – ha chiarito il presidente dell’Inps – In Italia sono aumentati di 4 milioni i poveri e il nostro sistema di protezione sociale non fa abbastanza per loro. Bisognerebbe avere una rete di protezione sociale di base come quella che esiste in tutti i paesi dell’Unione Europea ad eccezione dell’Italia e della Grecia. Esiste anche in America Latina, esiste anche in Africa e l’Italia non ce l’ha: io credo che questo sia scandaloso”.
La proposta, seppur non universalistica in quanto destinata a una sola fascia della popolazione povera, sembra tuttavia poter costituire un primo passo verso un concreto percorso di riforma delle politiche di contrasto alla povertà, consentendo di superare alcuni dei problemi connessi agli interventi di sostegno al reddito collaudati in Italia, dal 1997 ad oggi. L’incapacità di consolidare queste misure è, sì, derivata dalla scarsità delle risorse a disposizione, ma anche e soprattutto dalla mancanza di accertamenti precisi e puntali sulla reale situazione reddituale delle famiglie.
In sostanza, l’intenzione di Boeri è quella “fare l’ultima riforma delle pensioni” mettendo finalmente la parola fine ai continui interventi in materia pensionistica.
In riferimento, poi, all’Opzione donna, ad oggi “rimane l’unica possibilità di uscita anticipata per le donne”, ha dichiarato Boeri che sul tema ha proposto “un’uscita flessibile basata su criteri anagrafici e non contributivi pensando anche alle donne” considerando che le loro carriere sono più discontinue rispetto a quelle degli uomini.
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