Insomma, tutto rientrato nello spazio di qualche ora: la conferma è arrivata nel primo pomeriggio dal presidente della commissione Bilancio Antonio Azzollini. La modifica era stata presentata nelle ultime ore della scorsa settimana con il profilo di un vero e proprio blitz nell’organo deputato alla discussione – ormai pressoché infinita – sulla legge di stabilità 2014.
Nello specifico, dovevano rientrare sotto il cappello della rivalutazione piena 20 milioni di pensioni sui 23 erogati, grazie all’indicizzazione completa quasi a 2mila euro al mese, che riguarda la stragrande maggioranza dei pensionati italiani. Ora, invece, la fascia assicurata del ricalcolo dell’assegno torna a essere esclusivamente quella fino a 1443 euro mensili, riportando indietro le lancette al testo iniziale della finanziaria.
Stesso discorso per il contributo di solidarietà: con il ritiro dell’emendamento che avrebbe riscritto il capitolo welfare della legge di bilancio, fa svanire anche la modifica relativa all’abbassamento della soglia sulle pensioni più elevate, soggette al contributo di solidarietà nei confronti di quelli meno fortunati. Così, tornano a versare la quota del 5% solo coloro che incassano tra 150mila e 200 mila euro all’anno, con il 10% richiesto a chi prende tra 200 e 250mila, e il 15% per le pensioni superiori. In precedenza, con l’emendamento ora sparito si era pensato di riportare il minimo per il contributo a 90mila euro annui.
Resta da vedere, ora, se il governo continuerà a battere la strada dello stop all’indicizzazione, malgrado la contrarietà dell’opinione popolare e la possibile dichiarazione di incostituzionalità, dopo che la materia del blocco alle rivalutazioni è stata rimessa nelle mani della Consulta.
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