Stando a quanto riferito dal presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, la posizione del Mef differirebbe da quanto espresso dal ministero del Lavoro della Camera. Il presidente della commissione ha infatti dichiarato: «Insieme a noi non concorda il ministero del Lavoro». «Se prevalesse la linea restrittiva del Mef – ha proseguito Damiano – per noi questo sarebbe inaccettabile. La questione diventa politica e va affrontata a livello di ministri competenti». A venire meno, pare, anche le coperture per la cosiddetta opzione donna, sempre secondo quanto riferito dal presidente della commissione Lavoro. Una posizione contro la quale lo stesso Damiano ha manifestato dissenso, evidenziando come «l’anticipo a 57 anni, con 35 di contributi, con il ricalcolo tutto contributivo dell’assegno non abbia bisogno di alcuna copertura».
In maniera analoga alla settima salvaguardia per gli esodati, «anche in questo caso il Mef richiede coperture e secondo calcoli dell’INPS fino al 2023 si tratterebbe di 2 miliardi; a nostro avviso – sostiene Damiano -una cifra esagerata, probabilmente calcolata su una platea più ampia rispetto a quella reale». Damiano si è poi soffermato sul fatto che «nel momento in cui l’aspettativa di vita delle donne supera gli ottant’anni queste lavoratrici percepiranno un assegno decurtato del 30% per più di 23 anni», sottolineando che nel lungo periodo non soltanto non ci saranno dei costi ma verranno prodotti dei risparmi. «Noi non possiamo contabilizzare soltanto i costi«, sono state le parole di Damiano.
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