Temi centrali del pacchetto di proposte presentato al Governo, sono il contrasto alla povertà, abbassandola almeno del 50% fra chi ha più di 55 anni di età, e parallelamente l’agevolazione di “una transizione più flessibile dal lavoro al non lavoro e viceversa”.
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Il rapporto, agli articoli dal primo all’ottavo, delinea, ricalcando le orme di un vero e proprio disegno di legge, una rete di tutela sociale estesa almeno dai 55 anni in avanti. Secondo il report pubblicato dall’istituto di previdenza, si tratta infatti del range anagrafico dove la crescita esponenziale della povertà ha registrato il picco più alto rispetto alle altre classi di età durante tutto il periodo di recessione consecutivo alla crisi del debito che ha investito l’Eurozona.
Si legge nel rapporto che il numero dei disoccupati in condizioni di povertà con più di 55 anni è più che triplicato dal 2011 ad oggi. Sotto il profilo normativo, si propone di impostare per un nucleo famigliare che ha al suo interno almeno un componente con più di 55 anni, un “reddito minimo garantito” di 500 euro mensili, più precisamente di 400 euro per il 2016 e 400 per il 2017.
Si tratta della misura denominata “Sostegno di Inclusione Attiva per gli ultra 55enni” prevista a favore dei nuclei familiari, intesi come famiglia che condivide la medesima abitazione, che hanno al loro interno un membro che supera la soglia anagrafica dei 55 anni.
L’unità familiare presa a riferimento equivale al nucleo allargato così come indicato ai fini Isee. Tale disposizione comporta, non soltanto, che il componente con più di 55 anni possa beneficiare del sostegno, ma possano farlo anche i figli che risultano disoccupati.
Non dovendo prevedere rincari la spesa pensionistica, ai fini di rimpinguare gli assegni più esigui e così debellare le situazioni di povertà, cercando allo stesso tempo di consentire anche ai giovani di ricevere la pensione, all’interno delle 69 pagine del rapporto Inps si suggerisce la previsione di un’adeguata manovra di equità.
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Per ogni articolo il rapporto allega relazioni tecniche sulle rispettive ricadute sui saldi di finanza pubblica, sul debito pensionistico implicito, analizzando anche gli effetti distributivi. Il rapporto contiene anche “un’aspirazione alla semplificazione della normativa e all’unificazione dei trattamenti contributivi e previdenziali fra gestioni diverse”.
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