Pensioni, sostituire l’Ottava salvaguardia con l’Ape? Benefici per chi?

Redazione 11/07/16
Si fa sempre più complessa la questione pensioni degli esodati: mentre i lavoratori in mobilità e senza tutele chiedono a gran voce l’apertura dell’ottava manovra di salvaguardia, si prospetta la possibilità di una sostituzione almeno parziale della manovra con la nuova misura dell’Ape. Il tentativo è quello di sciogliere il nodo pensioni entro la fine dell’estate.

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Il possibile allargamento dell’Ape agli esodati

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L’Ape, o Anticipo pensionistico, è stato recentemente annunciato dal Presidente del consiglio Matteo Renzi come parte integrante della Legge di Stabilità 2017 (leggi qui l’articolo nel dettaglio). Il nuovo disegno di legge prevede la possibilità di poter accedere alla pensione anticipata a 63 anni per i lavoratori nati tra il 1951 e il 1953 (e successivamente per quelli nati tra il 1954 e il 1956).

Questo per bilanciare gli squilibri nati dall’innalzamento dell’età pensionabile del 2011: in sostanza, si tratta di uno sconto di tre anni sull’età prevista dalla riforma Fornero (leggi anche: Come correggere la Riforma Fornero?).

L’Ape sarebbe, però, un vero e proprio anticipo e non una misura di salvaguardia: l’anticipo pensionistico dovrà essere restituito, a rate, non appena si saranno raggiunti i requisiti maturati per il pensionamento. Usufruendo del provvedimento, i lavoratori dovranno accettare un taglio della pensione compreso tra l’1 e il 3% annuo, con la possibilità di arrivare al 4% per gli assegni pensionistici più elevati.

Comprensibile, dunque, l’apprensione dei lavoratori e dei sindacati. Se la tanto attesa ottava salvaguardia fosse abolita in favore dell’Ape, resterebbero fuori dalle agevolazioni migliaia di lavoratori. Non solo la salvaguardia non presenta le penalizzazioni dovute alla restituzione dei prestiti che caratterizzerebbe invece l’Ape; l’ottava salvaguardia dovrebbe coinvolgere una fetta di lavoratori molto più ampia del nuovo Anticipo Pensionistico.

La salvaguardia, ricordiamo, interessa 6.800 lavoratori collocati in mobilità entro la fine del 2011 e che hanno maturato i requisiti pensionistici entro 36 mesi dalla riforma Fornero e ben 25.200 lavoratori che appartengono alle altre 4 categorie della settima salvaguardia e che maturano i requisiti con le regole precedenti entro la fine del 2019.

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I possibili scenari futuri

La questione è, per ora, ancora aperta. Ancora possibile, anche se sempre più improbabile a causa dell’ingente esborso di risorse pubbliche, l’inclusione di entrambe le misure all’interno della Legge di Stabilità 2017. Più probabile la restrizione della nuova salvaguardia a una parte meno ampia dei lavoratori in mobilità o lo slittamento della misura nel tempo a favore dell’introduzione dell’Anticipo Pensionistico.

Nel frattempo, il Governo inizia a parlare anche della Rita, la Rendita Integrativa per la Pensione Anticipata che potrebbe essere utilizzata a integrazione dell’Ape per quei lavoratori che hanno maturato negli anni una pensione integrativa.

Redazione

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