Se n’è accorto anche il Fondo monetario internazionale, il quale ha esortato il governo italiano a intervenire sulla spesa previdenziale, troppo elevata per rimanere sostenibile, malgrado le recenti cure, anche drastiche, apportate al sistema welfare.
Il monito dei giorni scorsi dell’istituzione guidata da Christine Lagarde ha toccato un nervo scoperto del governo Renzi, sul quale ha promesso a più riprese modifiche salvo, poi, fermarsi ben prima di abbozzare qualsiasi discussione.
Ne è testimonianza la sciagura dei Quota 96, con la conclusione paradossale di questa estate, quando venne promessa l’uscita dal lavoro a 4mila tra insegnanti e dipendenti Ata, salvo poi ritirare tutto per lo stop della Ragioneria di Stato che, con una mossa senza precedenti, ha bloccato un decreto ancora prima che fosse il Parlamento a licenziarlo.
Così, ora il governo si trova di fronte alla più alta disoccupazione giovanile dal dopoguerra e si dice convinto di poterla ridurre abbassando drasticamente le tutele dei nuovi lavoratori, i quali potranno essere più facilmente licenziati dai proprietari delle aziende. Nel contempo, questi ultimi rimarranno ostaggi di lavoratori over 60 impossibilitati a lasciare il proprio posto a giovani motivati ma senza esperienza sufficiente.
Passi accorti
Quello che, ora, il governo non può permettersi, è azzardare passi avventati: lo scontro con la Cgil è arrivato a un picco molto elevato e rischia di mettere il governo sulla graticola. Anche i prossimi confronti sul Jobs Act si giocheranno sul filo di una polemica strisciante che, se dovesse portare all’impasse parlamentare, potrebbe culminare nelal presentazione di un decreto, come anticipato dallo stesso Renzi.
Dunque, fino al momento della decisione sull’articolo 18, tutto resterà come congelato, in vista di un autunno rovente sul fronte delle questioni sociali. Immaginare, ni questo contesto, un intervento sulle pensioni, è attualmente poco realistico.
L’unico sbocco possibile per il welfare, dove arriveranno quasi sicuramente alcune misure molto attese, è la legge di stabilità. Al suo interno si attendono novità importanti per gli esodati e i Quota 96, i quali, nel frattempo, hanno visto diminuire i propri ranghi di qualche centinaio di unità e, insieme, dal 2015 potrebbero andare in pensione a un costo molto inferiore. Una speranza è arrivata dalle dichiarazioni recenti di Laura Puppato (Pd), che ha preferito non sbilanciarsi ufficialmente, lasciando però intendere come il cantiere della legge di stabilità possa coinvolgere anche i mancati pensionamenti della scuola. Insomma, il momento delle pensioni deve ancora arrivare.
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