Pensioni, la riforma degli assegni in legge di stabilità 2014: cosa cambia

Redazione 21/10/13
Poveri pensionati, verrebbe da dire. Non solo per solidarietà nei confronti di una categoria sempre lontana dalle priorità dei governi, a meno che non siano in programma stangate epocali, ma anche per il gruzzolo sempre più leggero che i ritirati dal lavoro portano a casa ogni mese. E la legge di stabilità 2014 non inverte il trend, rispecchiando la linea generale degli ultmi governi: sempre più difficile avere i requisiti per la pensione, sempre meno conveniente andarci.

Come noto, la legge di stabilità 2014 non ha riservato attenzioni particolari per il comparto pensionistico. Le misure introdotte nella legge di bilancio, sono essenzialmente due e riguardano, da una parte, il contributo di solidarietà sulle pensioni d’oro (con prelievi del 5%, 10% o del 15% a seconda che il reddito previdenziale sia sotto i 150 o 200mila, oppure superi tale soglia), mentre dall’altra è stato confermato il blocco delle indicizzazioni.

Questa misura, naturalmente, non riguarda tutti i livelli di assegno pensionistico, ma coinvolge essenzialmente i contributi di previdenza superiori ad almeno 3 volte il minimo, ossia,  per l’anno in corso, 1443 euro al mese. Il blocco stabilito nella finanziaria 2014 introduce il principio secondo cui le pensioni non potranno adeguarsi neanche per l’anno prossimo venturo all’incremento dell’inflazione, che gli assegni Inps dovrebbero seguire in base alla legge del 1998.

Di norma, prima della riforma Fornero, le indicizzazioni degli assegni previdenziali corrispondevano dal 100 al 75% all’aumento del costo della vita. Ora, invece, la legge severa che ha introdotto i nuovi minimi anagrafici e contributivi per l’accesso al sistema pensionistico, ha sortito come effetto quello di aver bloccato – ormai per il terzo anno consecutivo – le indicizzazioni delle pensioni già erogate.

Ora, infatti, la legge di stabilità che approda in queste ore in Parlamento, prevede il ricalcolo completo entro il triplo del trattamento minimo, mentre si fermerà al 90% per quelle comprese tra tre e quattro volte l’assegno base Inps. Oltre tale soglia, l’indice di ricalcolo verrà ridotto del 50%, con effetti che produrranno riduzioni del 5% al reddito da pensione nei prossimi 3 anni.

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