Già adesso l’età di pensionamento, nel caso di vecchiaia, tenendo conto delle cosiddette finestre, è superiore a quella dei lavoratori tedeschi e francesi.
Il nostro sistema pensionistico rimane però caratterizzato da ampie disparità di trattamento tra diverse generazioni e categorie di lavoratori, nonché da aree ingiustificate di privilegio”.
Queste le parole del premier Monti nel suo discorso di ieri al Senato, nel quale ha annunciato che, oltre a Ici, lavoro e liberalizzazioni, anche il sistema pensionistico sarà oggetto di riforma da parte del nuovo governo. E non a caso alla guida del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ha scelto Elsa Fornero che sullo studio e l’analisi dei sistemi previdenziali ha incentrato la sua carriera.
Per risanare il sistema previdenziale definito poco equo verso le nuove generazioni, la medicina sarà l’adozione del metodo contributivo pro rata, un aggiornamento della riforma Dini del ’95, che prevede un calcolo delle pensioni sui contributi versati e non sulle buste paga. Così facendo le pensioni probabilmente saranno più basse, ma anche più eque. Un’altra novità sarà il raggiungimento dell’età pensionabile (ora le età fissate sono 65 anni per la vecchiaia, 60 per l’ anzianità) che potrà essere un fascia compresa tra i 63 e i 68-70 anni dando l’opzione di scelta con la consapevolezza che chi più ritarda il pensionamento riceverà un assegno più alto, facendo forse così sparire le pensioni di anzianità. Questo sistema di calcolo potrebbe essere esteso anche ai professionisti iscritti alle casse di previdenza private.
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