Pensioni: gli effetti della legge Fornero. A Roma gli assegni top

Redazione 30/07/14
Scarica PDF Stampa
Se da una parte c’è chi tiene il fiato sospeso per andare in pensione – come i Quota 96 appesi al filo della riforma PA – dall’altra, anche chi percepisce l’assegno Inps non può certo affermare di navigare nell’oro. Almeno, per una fetta ben più consistente della metà dei pensionati italiani, con l’arrivo della legge Fornero gli importi sono certamente diminuiti, mentre le pensioni hanno continuato a crescere, ma con un’andatura molto più blanda rispetto ai primi anni 2000.

E’ il risultato di uno studio realizzata dal Sole 24 Ore, in base ai dati più recenti rilasciati proprio dallo stesso istituto di previdenza. L’analisi ha preso in esame la curva delle pensioni negli ultimi due anni e mezzo, a diciotto mesi dall’entrata in vigore della riforma varata dal governo Monti che ha cambiato per sempre le regole della previdenza.

Ora, secondo quanto emerso dallo studio, le pensioni di anzianità sono aumentate di quasi il doppio rispetto a una decade fa, essendo passate da 2,7 milioni a 4 milioni di assegni attuali. Un trend che rispecchia, in realtà, solo gli anni fino al 2010 e che si è visto rallentare con l’arrivo della nuova legge, con un incremento solo del 4,4%. Crescono in misura ancora inferiore, da allora, anche gli assegni di vecchiaia, aumentati solo dell’1,1% con l’introduzione dei requisiti voluti dalla Fornero.

Neanche a dirlo, malgrado gli interventi mirati degli ultimi tempi, in particolare sul frotne degli statali, diminuiscono i prepensionametni, con una flessione netta da 400mila a 295mila soggetti che hanno potuto usufruire di una ritiro anticipato dal posto di lavoro.

Gli importi

Naturalmente, il capitolo più importante riguarda il peso economico degli assegni erogati dall’Inps a una popolazione di pensionati sì in crescita, ma comunque a ritmi fortemente rallentati per effetto della legge Fornero.

I più fortunati sono sia i pensionati che hanno lasciato il lavoro anticipatamente, sia coloro che siano riusciti a maturare i requisiti in seguito al versamento di contributi relativi all’anzianità di lavoro, con una media che si aggira intorno ai 1500 euro mensili. Molto diversa, invece, la situazione di coloro che abbiano ottenuto l’assegno per sopraggiunta vecchiaia anagrafica: 670 euro al mese di media. Con una stima generale che si situa intorno ai 1100 euro per ogni pensionato italiano.

La diminuzione generale degli importi è certificata dal rallentamento della spesa pensionistica, oggi stabile al 16,3% del Pil, così come al calo progressivo dei tassi di sostituzione a seguito delle nuove regole di calcolo dell’assegno e di valutazione dei requisiti minimi.

Da nord a sud

Nelle regioni settentrionali, secondo il quadro emerso dallo studio, le prestazioni previdenziali riguardano da un quarto a un quinto degli abitanti, con la concentrazione delle città capoluogo ad alzare la media per gli assegni erogati.

Di tutt’altro tenore, invece, la situazione nelle aree del Mezzogiorno, con Napoli che vede solo il 7,6% della popolazione, di poco dietro ai maggiori centri siciliani, che non raggiungono un pensionato ogni dieci abitanti.

Sulla classifica della ricchezza, invece, a Roma si trovano i nababbi della previdenza: la media, nella Capitale è di 1400 euro al mese in generale, tallonata da Milano, con la punta di 2mila negli assegni di anzianità.

Vai allo speciale pensioni

Redazione

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento