Pensioni Forze di polizia: aumenti e cosa cambia con la Legge di bilancio

Si rinnova il sistema delle pensioni del personale delle Forze di Polizia. Infatti, dopo il contenzioso sulle pensioni delle Forze di Polizia, che minacciavano possibili manifestazioni in tal senso, si è forse giunti al capolinea di questi scontri grazie ad un incentivo a favore dei membri del reparto. La nuova Legge di Bilancio aumenta la pensione del personale. Le linee guida tracciate nel documento presentato il 28 ottobre 2021 ridefiniscono i termini della questione parlando di una riforma delle aliquote retributive e l’istituzione di un fondo per la realizzazione d’interventi perequativi di natura previdenziale

La misura giunge a seguito di un’incisiva azione di protesta nell’ipotesi in cui non venissero eliminate le gravissime e pesanti sperequazioni tra le Forze di Polizia ad ordinamento civile, militari e vigili del fuoco in tema pensionistico e previdenziale. Le stesse sarebbero dovute alla non corretta applicazione dell’art. 54 del Dpr 1092/73 da parte dell’INPS che, secondo i sindacati, ha diviso nettamente il Comparto Sicurezza da quello della Difesa. In assenza di fatti risolutori, in sintesi, sarebbe stata indetta una mobilitazione generale delle Forze di Polizia tramite manifestazioni di piazza a carattere locale e nazionale. Il tutto pur tenendo conto del delicato momento storico che vive il paese e delle tensioni sociali e internazionali che preoccupano tutti per la tenuta dell’Ordine Pubblico.

L’azione di protesta, ora, sembra sventata dopo l’intervento della Legge di Bilancio 2022 che prevede maggiori sicurezze e benefici per le Forze di Polizia. Vediamo quindi in dettaglio cosa cambia con la Legge di Bilancio 2022 per le Forze di Polizia.

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Pensioni Forze di polizia: fondo per la realizzazione d’interventi perequativi

Il disegno di legge di Bilancio prevede per il Comparto Difesa, Sicurezza e Soccorso pubblico uno stanziamento di risorse utili per accendere i riflettori sull’anno problema delle pensioni.

Nel dettaglio, l’articolo 27 istituisce un fondo per la realizzazione d’interventi perequativi di natura previdenziale per il personale delle Forze armate, delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Le risorse, in particolare, vengono stanziate in relazione alla specificità del personale suddetto. Vi è quindi, un primo riconoscimento – anche economico – della specificità che la legge riconosce al personale in divisa.

Nel dettaglio, il fondo ha una dotazione di:

  • 20 milioni di euro per il 2022;
  • 40 milioni di euro per il 2023;
  • 60 milioni di euro per il 2024.

Le risorse sono destinate “all’adozione di provvedimenti normativi volti alla progressiva perequazione del relativo regime previdenziale, attraverso l’introduzione, nell’ambito degli istituti già previsti per il medesimo personale, di misure” di tipo:

  • compensative “rispetto agli effetti derivanti dalla liquidazione dei trattamenti pensionistici per il personale in servizio il giorno precedente la data di entrata in vigore del relativo provvedimento normativo”;
  • integrative delle forme pensionistiche complementari – “di cui all’articolo 26 comma 20 della legge 448 del 1998” – per il personale immesso a decorrere dalla data di entrata in vigore della manovra.

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Pensioni Forze di polizia: aumento

La Legge di Bilancio chiude – finalmente – l’annosa questione dell’articolo 54 del Dpr. n. 1092 del 29 dicembre 1973, con il quale si parla di aliquote retributive per il personale delle Forze di Polizia. Con la nuova bozza viene infatti fissata un’aliquota del 2,44%.

Al personale che alla data del 31 dicembre 1995 ha un’anzianità contributiva inferiore ai 18 anni, “effettivamente maturati”, si applica un’aliquota di rendimento più alta rispetto a quella che veniva applicata dall’INPS fino a oggi.

Finora la percentuale sarebbe stata infatti del:

  • 2,33% nei primi 15 anni;
  • dell’1,8% dal 1° al 20° anno;

per un totale, dunque, del 30,29% della retribuzione pensionabile nel caso, ad esempio, di un appartenente con 13 anni di contributi maturati entro la suddetta data. Con questa riforma viene invece riconosciuto il 31,72%.

Ad esempio, se analizziamo il caso di un appartenente che alla data del 31 dicembre 1995 ha maturato 13 anni di contributi con media di 40.000€ di retribuzione media lorda annua, ci sarà un incremento di 500 euro l’anno rispetto al passato.

Queste indicazioni dovranno ora trovare una solida concretezza fattuale, ma la strada sembra essere piuttosto spianata.

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Daniele Bonaddio

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