L’ipotesi di intervento prevede, in particolare, il taglio strutturale dei contributi per i lavoratori neoassunti a fronte di un maggiore vantaggio per le imprese ma anche di un aumento dello stipendio dei dipendenti. Il tutto nell’ottica di una riforma del sistema contributivo e dell’assegno pensionistico.
Ma vediamo nell’ordine quali sono i punti più importanti in discussione al Governo.
Il Taglio dei contributi per i lavoratori neoassunti
La novità più recente, dunque, non ancora approvata dal Governo, riguarda la riduzione permanente dei contributi erogati a favore dei lavoratori neoassunti con contratto stabile a tutele crescenti.
La tassazione sul costo del lavoro in Italia varia in media dal 41% al 46%, una percentuale decisamente alta rispetto al resto d’Europa e che porta spesso, secondo il gruppo di studio del Governo, a scoraggiare nuove assunzioni. Il nuovo piano di modifiche prevede un taglio dei contributi che potrà andare dal 3% al 5%.
Non si tratterà, tuttavia, necessariamente di una notizia negativa per i dipendenti: se è vero che il 50% del ricavo di questa operazione andrà a favore delle imprese, infatti, il restante 50% contribuirà all’aumento delle buste paga dei lavoratori.
La fase due della riforma pensioni
Il taglio dei contributi per i lavoratori neoassunti è solo una delle modifiche proposte nell’ambito della fase due della riforma pensioni annunciata più volte nelle settimane scorse.
Nelle parole del Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, la seconda fase del progetto di riforma avviato con la Legge di Stabilità 2017 prevede “una revisione più strutturale del sistema contributivo” che modifichi, tra le altre cose, alcuni dei punti più controversi introdotti dalla riforma Fornero.
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La nuova pensione minima garantita
Secondo quanto annunciato da Poletti e confermato nel piano di Leonardi, la fase due della riforma pensioni prevedrà anche una nuova forma di pensione minima garantita.
La nuova pensione minima servirebbe a tutelare tutti i giovani lavoratori che, in conseguenza della riforma Fornero, si vedranno calcolare l’assegno pensionistico con il solo metodo contributivo: tutti i cittadini, in sostanza, che hanno iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995. La necessità è quella di garantire a tutti questi lavoratori un fondo minimo non calcolato secondo il penalizzante sistema contributivo puro.
I decreti attuativi per la pensione anticipata
Ricordiamo infine che entro il 13 marzo il Governo dovrà sciogliere tutti i nodi principali relativi all’Ape volontaria e all’Ape sociale, le novità più importanti introdotte dalla prima fase della riforma pensioni.
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Punti fondamentali per la definitiva approvazione delle misure sono l’accordo per il protocollo con banche e istituti assicurativi per l’Ape volontaria e la precisa definizione dei requisiti richiesti per l’Ape sociale. Per quanto riguarda la Quota 41, invece, dubbi permangono sul criterio di inclusione dei lavori gravosi nel beneficio.
L’Ape dovrà entrare in vigore, secondo quanto previsto dalla Legge di Bilancio, il 1° maggio 2017. L’incontro tra Governo e sindacati del 13 marzo, quindi, dovrà portare alla firma dei decreti attuativi.
Davide Basile
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