Ora, il governo sarebbe al lavoro su un decreto da emanare d’urgenza per assicurare gli adeguamenti richiesti dalla Consulta, anche se sono in previsione alcune limitazioni.
Come noto, infatti, la sentenza riguarda quelle pensioni pari ad almeno tre volte il minimo che si sono viste tagliare l’indicizzazione a partire dal 2012, per effetto del contenimento della spesa previdenziale deciso dalla legge voluta dal governo Monti e approvata con il parere favorevole di molti dei protagonisti di oggi che attaccano a spada tratta quella sentenza.
Con l’eccezione di MoVimento 5 Stelle – che non era in Parlamento e comunque fu duramente critico fin da subito sulle riforme di Monti – Lega Nord, che non accordò la fiducia all’esecutivo Monti e i reduci dell’Italia dei Valori, infatti, quasi nessuno degli altri partiti maggiori può dichiararsi “innocente” in materia previdenziale. Partito democratico, Popolo della Libertà – ora diviso in Forza Italia, Ncd e Fratelli d’Italia – e le altre formazioni avevano infatti dato il proprio ok alla riforma Fornero, facendo passare sia il cambio radicale dei requisiti che il blocco alle indicizzazioni.
Ora, con la pronuncia della Consulta, però, viene meno il blocco sugli aumenti, per un intervento che potrebbe richiedere fino a 15 miliardi di euro al governo di esborso extra, o forse, secondo le stime di vari istituti e associazioni, anche di più. Naturale, insomma che dalle parti di Bruxelles sia già scattato l’allarme rosso sui conti pubblici italiani, seriamente indiziati di andare incontro a
Cosa sta preparando il governo
Ecco perché il governo non può permettersi di perdere tempo, anche se nelle ultime ora a dir la verità qualche problema è emerso, con la Consulta addirittura intervenuta tramite una nota per spiegare gli effetti della propria sentenza.
Secondo le ultime indiscrezioni, venerdì 15 maggio il governo presenterà un decreto ad hoc per dare il via all’operazione rimborsi. I primi acconti sugli assegni dei pensionati potrebbero arrivare già tra giugno e luglio prossimi, quando il governo potrebbe varare, di concerto, anche la riforma della legge Fornero, come auspicato dal presidente Inps Tito Boeri in vari interventi.
Ancora non è noto se tutti gli interessati potranno ottenere il rimborso. Dalle parti del governo, si sta studiando la possibilità di interrompere la restituzione forse entro pensioni cinque volte il minimo, o forse meno. In ogni caso, l’adeguamento avverrà a rate: secondo i conteggi, una pensione di 1500 euro lordi dovrebbe poter contare su un rimborso complessivo di 2540 euro, pari a 85 euro al mese da aggiungere all’attuale assegno pensionistico.
In aggiunta, per limitare gli effetti della sentenza, nel decreto dovrebbero trovare spazio delle rimodulazioni per gli assegni futuri, sempre prendendo spunto da quanto definito nella sentenza, con i criteri di progressività e temporaneità a fare da ispirazione per gli interventi straordinari. Insomma, una strategia per ridurre all’osso l’impatto sui conti pubblici ed evitare così reprimende dalle istituzioni europee.
A finire tra le ipotesi di intervento anche la parziale rivalutazione assicurata con la legge di stabilità 2014 dal governo Letta, che aveva ripristinato un meccanismo di rivalutazione discendente con l’aumentare del reddito da pensione. Per questo, entro 3 volte il minimo dovrebbe arrivare l’intera somma in busta paga, con fasce a scalare via via che gli assegni aumenteranno (75% entro i 2500 euro, 50% entro i 3mila, 45% per le superiori).
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