Pensioni, cumulo dei professionisti bloccato per 65 euro

Redazione 20/03/18
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Cumulo delle pensioni dei professionisti al palo per 65 euro, a tanto corrisponde il costo della gestione di un singolo pensionato per la gestione della sua pratica. Questo costo va ripartito, secondo l’Inps, con le diverse Casse previdenziali, mentre deve essere totalmente a carico dell’Ente previdenziale pubblico per l’Adepp, associazione che riunisce gli enti previdenziali privati.

Ad un mese di distanza dalla conferenza stampa in cui Adepp e Inps hanno presentato la convenzione sulle modalità di procedura per la liquidazione delle pensioni in cumulo, niente si è mosso o quasi e nel frattempo all’Ente previdenziale sono giunte circa 5mila istanze e alcune centinaia alle singole Casse.

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Qualche giorno fa l’Adepp ha pubblicato un comunicato in cui chiedeva l’immediato pagamento delle pensioni di chi ha presentato la domanda di cumulo, rimandando successivamente alla questione sul pagamento dei costi gestionali “con l’intervento del ministero vigilante o per via giudiziaria”.

Questo tuttavia non può rallentare il percorso di liquidazione delle pensioni in cumulo. Noi intendiamo rispettare la legge per non danneggiare gli iscritti. Ma gli aventi diritto non possono attendere oltre visto che aspettano la loro pensione già da 15 mesi”, precisa il presidente dell’Associazione degli enti di previdenza privati.

La risposta dell’Inps non si è fatta attendere con una lettera aperta ai lavoratori in cui spiega che le Casse previdenziali vorrebbero che i costi gestionali siano in toto a carico dell’Ente.

“A prescindere dall’ammontare dei costi in questione appare del tutto ingiustificato che debba essere l’istituto previdenziale pubblico, finanziato con i soldi dei contribuenti, a farsi carico di un costo che è, oggettivamente di competenza di tutti gli Enti coinvolti nella procedura. Non c’è nessuna ragione giuridica o economica per cui enti a contribuzione obbligatoria dei propri iscritti. Proprio in virtù dell’obbligatorietà dei contributi, le Casse  sono enti privati che ricoprono una funzione pubblica. Paradossale che interpretino questo ruolo pubblico ostacolando la mobilità dei lavoratori tra gestioni diverse. Perchè non devono farsi carico della gestione dei loro iscritti quando questi lavoratori hanno carriere mobili? Si tratta di una discriminazione inaccettabile nei confronti di lavoratori obbligati a contribuire alle Casse”.

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