Abolizione della legge Fornero
Durante la campagna elettorale la Lega di Salvini ha più volte proposto l’abolizione della Legge Fornero, poi messa da parte in favore del ritorno della quota 100 e quota 41 per tutti.
Cosa succederebbe se venisse abolita la Riforma della pensioni del 2011? Cambierebbe l’età per accedere alla pensione di vecchiaia e si ritornerebbe alle vecchie quote con le differenze tra lavoratori dipendenti e autonomi e tra lavoratori pubblici e privati.
Per i lavoratori dipendenti fino al 2018 si potrebbe accedere a:
- pensione di anzianità: quota 97,6 con almeno 35 anni di contributi e 61 anni e 7 mesi di età e attesa di 12 mesi per la finestra dalla maturazione dell’ultimo requisito;
- pensione di anzianità: 40 anni di contributi e 15 mesi di attesa per la finestra:
- pensione di vecchiaia: 65 anni e 7 mesi di età e 20 anni di contributi, per gli uomini e le dipendenti pubbliche; 61 anni e 10 mesi di contributi per le lavoratrici del settore privato e finestra di attesa di 12 mesi.
Per i lavoratori autonomi lo scenario per il 2018 potrebbe essere:
- pensione di anzianità: quota 98,6, con 35 anni di contributi e 62 anni e 7 mesi di età e finestra pari a 18 mesi dalla maturazione dell’ultimo requisito;
- pensione di anzianità: 40 anni di contributi e una finestra di attesa di 21 mesi,
- la pensione di vecchiaia: 65 anni e 7 mesi di età e 20 anni di contributi, per gli uomini, e con 61 anni e 10 mesi di contributi per le lavoratrici del settore privato e una finestra di attesa di 18 mesi.
Attualmente questi requisiti sono validi per i lavoratori esodati.
Leggi chi votò a favore della riforma Fornero
Quanto costerebbe l’eliminazione della Legge Fornero
La Ragioneria dello stato ha previsto il valore dell’eliminazione della Legge Fornero, ovvero 350 miliardi di euro da qui fino al 2060. Un buco che si farebbe sentire maggiormente tra il 2020 e il 2030 con un sacrificio di un punto di Pil ogni anno, circa 17 miliardi di euro, con un massimo di 1,4 punti (23,8 miliardi di euro) tra 2 anni.
Pensione quota 100
La pensione quota 100 consiste nella possibilità di uscire dal lavoro quando la somma dell’età e degli anni di contributi del lavoratore è almeno pari a 100 e, prima dell’entrata in vigore della Legge Fornero, era applicata per le pensioni di anzianità. Ad oggi la quota 100 si applica alle pensioni di anzianità per gli addetti ai lavori usuranti, i beneficiari delle salvaguardie e del salvacondotto per i nati sino al 1952.
Pensione quota 41
La pensione quota 41 prevede la possibilità di pensionarsi con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età e attualmente è applicata solo per i lavoratori precoci che hanno almeno 12 mesi di contributi accreditati prima del 19° anno di età e iscritti alla previdenza obbligatoria prima del 1996 e far parte ad una delle categorie:
- disoccupati (che abbiano cessato di percepire da almeno 3 mesi il trattamento di disoccupazione),
- caregiver (che assistono da almeno 6 mesi un familiare convivente entro il 2°grado con handicap grave),
- invalidi dal 74%, addetti ai lavori usuranti o gravosi.
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Proroga opzione donna
Durante la campagna elettorale è stata proposta dai candidati anche la proroga dell’opzione donna, accessibile al momento per:
- le dipendenti che hanno compiuto 57 anni entro il 31 dicembre 2015, se possiedono 35 anni di contributi entro la stessa data,
- le autonome che hanno compiuto 58 anni entro il 31 dicembre 2015, se possiedono 35 anni di contributi entro la stessa data.
La proroga permetterebbe di accedere alla pensione tutte le lavoratrici con un minimo di 57 anni e 7 mesi (o 58 anni e 7 mesi) di età e 35 anni di contributi.
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