A dare il via libera all’estensione fino alla fine dell’anno della sperimentazione lanciata nel 2004 a favore delle lavoratrici che maturano il requisito sono stati i dati forniti dal ministero del Lavoro sulle risorse spese tra il 2008 e il 2013 per questo anticipo con penalizzazione. I maggiori oneri scaturiti da questa misura sostavano vicino ai 320 milioni, con un avanzo di 1,3 miliardi rispetto alle risorse a suo tempo ipotizzate a copertura (1,68 miliardi). Dato che sulla spesa non effettuata non si è determinato un accantonamento di risorse in un fondo specifico, ora ciò che serve è una norma ad hoc per stanziarne di nuove a copertura fino a chiusura dell’opzione per l’anno in corso.
Stessa cosa serve per l’utilizzo di una parte delle risorse non spese nelle sei operazioni di salvaguardia in corso a favore di un nuova, settima, platea di circa 25-26mila lavoratori esodati. I risparmi delle prime sei salvaguardie dovrebbe aggirarsi attorno ai 3 miliardi e utilizzando queste risorse con un sistema di slittamento dei termini di riconoscimento della salvaguardia si potrebbe estendere la platea degli esodati tutelati (da 170mila a circa 190mila) senza aumentare la spesa. Riguardo all’opzione donna, tra il 2009 e il 2013 sono state poco più di 16mila le lavoratrici che hanno usufruito di questa via di anticipo con penalizzazione della pensione, con un aumento dopo l’entrata in vigore della riforma Fornero. E proprio sull’opzione donna , qualora una soluzione dovesse essere trovata, le commissioni lavoro di Camera e Senato potrebbero approvare, senza passare dall’Aula, la proposta di legge già messa a punto su un testo unificato.
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