Come potranno essere avviate le pensioni di migliaia e migliaia di lavoratori nel pubblico impiego, se non vengono attivate neanche quelle dei lavoratori che ne avrebbero diritto, ma che per una svista del legislatore la attendono da ormai due anni? E’ quanto si chiedono gli osservatori e i tecnici dei ministeri e degli enti contabili, spiazzati dall’uscita del giovane ministro.
Nelle intenzioni della Madia, infatti, ci sarebbe l’ingresso di forze fresche nei ranghi della pubblica amministrazione, passaggio che deve passare attraverso la conclusione della carriera lavorativa di tanti statali ormai a fine carriera, ma ancora non in possesso dei requisiti minimi richiesti dalla legge Fornero del 2011.
Certo, dare il via a un programma di uscita dal lavoro in anticipo, con i requisiti per la previdenza anteriori all’avvento della criticatissima riforma Fornero, realizzerebbe i desideri di tantissimi lavoratori, obbligati a conservare il proprio posto in attesa di avere i requisiti.
Ciò, però, comporterebbe un cambiamento radicale nella politica del mantenimento dei costi, inaugurata proprio con la legge sulle pensioni del governo di Mario Monti, che dovrebbe consentire risparmi per circa 20 miliardi fino al 2019. Realizzare un così incisivo cambio di rotta, dunque, comporterebbe delle modifiche pesanti alle risorse già messe a bilancio con la legge in vigore.
Va da sé che garantire l’accesso a una moltitudine di lavoratori come quella che potrebbe essere interessata dal piano Renzi-Madia, dovrà conoscere come assoluta premessa la concessione dell’assegno pensionistico dei Quota 96, con il relativo ddl attualmente bloccato in commissione a Montecitorio a seguito delle perplessità della Ragioneria di Stato, che ha negato l’autorizzazione alla pensione per insegnanti e personale Ata con queste caratteristiche, con costi per l’Inps stimabili in circa 150 milioni di euro nei prossimi due anni.
C’è poi il capitolo spending review di Cottarelli, che non parla apertamente di uscita anticipata dal lavoro per i dipendenti pubblici, ma si occupa di rilanciare gli esuberi, secondo un piano che, comunque, si preannuncia lungo e laborioso.
Insomma, se il governo vorrà imprimere la scossa, dovrà farlo con il vento in faccia da tutti questi fattori, alcuni economici, altri di natura politica e programmatica. Ma se davvero l’obiettivo del ministro Madia è quello di “immettere energie nuove nella pubblica amministrazione”, allora c’è da attendersi qualche manovra a sorpresa, che potrebbe regalare l’addio al lavoro prima dei tempi previsti a tanti statali, facendo la gioia di migliaia di lavoratori dalla carriera pluridecennale nel pubblico.
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