Sarà presa nel corso della discussione sulla prossima Legge di Stabilità, in calendario in autunno, la decisione definitiva. La coperta rimane tuttavia corta: occorrerà infatti trovare un punto di incontro tra le risorse a disposizione, che potrebbero indurre tagli significativi alle pensioni di chi opterà per la scelta della pensione anticipata, e l’esigenza della flessibilità in uscita.
Tito Boeri, presidente dell’Inps, nelle scorse settimane ha rimarcato l’importanza della pensione anticipata ai fini del cosiddetto ricambio generazionale che consentirebbe l’ingresso nel mondo del lavoro alle giovani generazioni. Il segno più che contraddistingue gli 800mila lavoratori con un’età superiore ai 55 anni, infatti, contrasta con la stessa cifra di segno meno legata ai lavoratori under 35.
Si fa largo una nuova ipotesi che il Governo Renzi potrebbe prendere in considerazione nella discussione della riforma delle pensioni da inserire nella prossima Legge di Stabilità, come riportato nelle pagine economiche della Gazzetta del Mezzogiorno. Il taglio dell’importo dell’assegno per chi decide di andare in pensione anticipatamente potrebbe salire e stabilizzarsi sul 3-3,5% per ciascun anno di anticipo. Più del 2% previsto da Cesare Damiano che comporterebbe un sacrificio non sostenibile per lo Stato.
All’elevazione del taglio delle pensioni anticipate si aggiunge inoltre l’estensione dei requisiti per la pensione che, a partire dal mese di gennaio 2016, prevedono 4 mesi in più per via delle prolungate aspettative di vita. Senza contare poi che i coefficienti di trasformazione del montante contributivo rivedranno le proprie percentuali al ribasso dell’1,5% medio. Si potrebbe prospettare dunque per i contribuenti un costo totale che potrebbe risultare eccessivamente salato a tal punto da mettere in dubbio la praticabilità della flessibilità in uscita.
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