Ebbene, in realtà si tratta di un problema che molti lavoratori incontrano. La buona notizia è che certamente questi anni lavoratori all’estero non andranno persi ai fini contributivi per la pensione. Tuttavia, bisogna comunque capire in quale Paese sono stati maturati i contributi, poiché vi è una differenza sostanziale tra:
- Paesi appartenenti all’Unione Europea e Paesi extraUE legati al nostro da convenzioni di sicurezza sociale (quali, ad esempio: Australia, Argentina, Canada, Usa, Venezuela, Brasile, ecc.);
- il resto del mondo, ossia tutti gli altri Paesi.
Si ricorda, che lo scopo degli accordi è proprio quello di consentire all’assicurato di utilizzare, ai fini della pensione e senza oneri economici, i vari periodi lavorativi svolti in più Stati. In presenza di convenzione, la contribuzione versata nel Paese estero può cioè essere “sommata” per integrare il requisito contributivo richiesto.
Vediamo quindi nel dettaglio come ricevere la pensione 2020 per gli anni lavorati all’estero.
Pensioni 2020: contributi maturati in Paesi Ue o extra Ue convenzionati
Nel primo caso, ossia in caso di soggetti che abbiano lavorato in un Paese dell’UE o extraUE con cui l’Italia ha in vigore un accordo sociale, la totalizzazione scatta in via automatica. In pratica, i periodi di lavoro all’estero, regolarmente retribuiti e assicurati, sono sommati ai periodi italiani per permettere al lavoratore di raggiungere il diritto a pensione.
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Facciamo un esempio per capire meglio.
Supponiamo che un lavoratore abbia lavorato in fabbrica in Germania per 20 anni, e per altri 23 anni in Italia. Sommando i contributi, si arriva a 43 anni di contributi, che risultano sufficienti per richiedere la pensione anticipata in Italia.
Naturalmente, la pensione sarà calcolata pro quota. Cosa significa? I 23 anni di lavoro in Italia saranno calcolati dall’INPS, gli ulteriori 20 anni, invece, daranno vita a una pensione straniera, che ovviamente sarà calcolata e liquidata secondo i requisiti e le modalità prevista dalla legge nazionale di quel paese.
Pertanto, trattasi di un’operazione completamente al di fuori del concetto di riscatto, che postula un pagamento. Quindi, per il periodo di lavoro svolto in Paesi UE e convenzionati con l’Italia ottenere il riconoscimento ai fini della pensione è semplicissimo. I contributi del lavoro regolare svolto all’estero, viene sommato ai contributi del lavoro svolto in Italia. Ovviamente i periodi di lavoro, in Italia e all’estero, non devono coincidere a livello temporale.
Si ricorda, al riguardo, che i Paesi convenzionati sono quelli extraUE con i quali l’Italia ha stipulato convenzioni bilaterali di sicurezza sociale e sono:
- Argentina, Australia, Brasile, Canada e Quebec, Israele, Isole del Canale e Isola di Man, Messico, Bosnia Erzegovina, Kosovo, Macedonia, Montenegro, Serbia e Vojvodina (regione autonoma), Croazia, Principato di Monaco, Repubblica di Capo Verde, Repubblica di Corea (solo distacco), Repubblica di San Marino, Santa Sede, Slovenia, Svizzera, Tunisia, Turchia, Uruguay, USA (Stati Uniti d’America), Venezuela.
Pensioni 2020: riscatto con Paesi extra Ue non coperti da accordi sociali
I problemi maggiori sorgono per quei problemi che hanno lavoratori in Paesi in cui l’Italia non ha stipulato accordi sociali.
I periodi di lavoro svolto, ad esempio, nei Paesi arabi, in India o Giappone, in Russia o in Kenia, ecc. sono perduti ai fini della pensione italiana.
Tuttavia, come sempre, c’è una soluzione a tutti i problemi e naturalmente anche in questo caso. In pratica, per superare l’inconveniente il lavoratore deve chiedere il riscatto dei periodi: solo così è possibile traslocarli in Italia.
Attenzione però: non necessariamente questi periodi devono essere coperti da contribuzione straniera. È possibile, infatti, che essi siano assicurati nel Paese straniero e che perciò il lavoratore potrà chiedere anche una pensione straniera, sempreché abbia raggiunto i requisiti chiesti dalla legislazione locale.
Hai capito bene? È come se quel periodo estero varrà due volte: la prima nel paese straniero come periodo coperto da contribuzione obbligatoria, la seconda in Italia in virtù del riscatto. Il riscatto può avvenire anche solo per alcune settimane di lavoro all’estero necessarie per raggiungere i requisiti e accedere alla pensione.
Riepilogando, quindi, il riscatto può essere richiesto per i periodi di lavoro subordinato prestati all’estero:
- in Paesi che non hanno stipulato con l’Italia convenzioni in materia di assicurazioni sociali;
- in Paesi che hanno stipulato con l’Italia le convenzioni che abbiamo sopra indicato, ma per i quali il riscatto è relativo ai periodi cui la convenzione non si estende e che non li rende pertanto valutabili ai fini pensionistici.
Pensioni 2020: come fare domanda per totalizzare i contributi esteri e documenti
Il primo passo da fare per riscattare il lavoro svolto all’estero ai fini pensionistici è innanzitutto inoltrare la domanda all’INPS. Nella domanda occorre allegare la documentazione necessaria attestante il periodo di lavoro svolto all’estero, nel Paese non convenzionato con l’Italia.
Quali sono tali documenti? Naturalmente:
- buste paga,
- libretti di lavoro,
- lettere di assunzione,
- lettere di licenziamento o simili.
Nel corso degli anni l’INPS ha chiarito che sono valide anche dichiarazioni, tradotte, del lavoro svolto all’estero rilasciate dalle autorità pubbliche straniere. Tuttavia, è necessario che essa venga certificata e autenticata dalle autorità diplomatiche o consolari straniere.
Si ricorda, al riguardo, che il lavoratore può inviare la domanda:
- online, sul sito dell’INPS;
- chiamando il numerogratuito da rete fissa 803 164 oppure 06 164164 da rete mobile;
- servendosi di un patronato, che farà da intermediario con l’INPS.
Da notare che i contributi del lavoro svolto all’estero verranno riconosciuti, una volta presentata la domanda, solo dopo il pagamento dell’onere di riscatto.
Pensioni 2020: costo per riscatto e totalizzazione
La totalizzazione consente l’acquisizione del diritto a un’unica pensione di anzianità per i lavoratori che hanno versato contributi in diverse casse, gestioni o fondi previdenziali.
E’ completamente gratuita, a differenza della ricongiunzione che è onerosa.
Ma quanto costa riscattare il lavoro svolto all’estero in un Paese non convenzionato con l’Italia. Quando si deve invece utilizzare il riscatto, per la determinazione dell’onere bisogna prendere a riferimento due fattori:
- importo della pensione che spetterebbe al lavoratore, sulla base dei contributi complessivi (anche quelli oggetti di riscatto del lavoro estero);
- importo della pensione derivante dai contributi versati al fondo presso il quale si chiede il riscatto.
A questo punto, l’ammontare dell’onere di riscatto viene stabilito applicando l’aliquota contributiva in vigore alla data di presentazione della domanda di riscatto secondo quanto previsto per il versamento dei contributi nella gestione pensionistica dove il riscatto viene effettuato.
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